martedì 6 marzo 2012

Il seguito de "La Volpe e l'uva"

Da quando Fedro consegnò la favola all'imperatore Claudio e alla Storia, tutti parlano male della povera volpe, portandola ad esempio di ogni nefandezza. SUPPONENZA (perchè non sogni un grappolo alla tua portata ?), SUPERBIA (non raggiungi l'obiettivo ? non dare la colpa a qualcun altro, o all'obiettivo stesso), VILTA' (se non ce la fai, non dire che tutto sommato non ti interessava).
Purtroppo succede a molti di essere "fotografati" in un istante solo della loro vita e di passare alla storia solo per quella fotografia.
E così vi racconto il seguito.
Un altro giorno, la volpe percorreva un sentiero, ed aveva una fame terribile.
Incontrò un uccelleto morto, piuttosto repellente. Lo annusò, disse "mmmh che buono !" e se lo mangiò.
Ci fosse stato Fedro lì, sul posto, la volpe sarebbe passata alla storia come esempio di virtù: MODESTIA (prendi ciò che le tue capacità di consentono di prendere), UMILTA' (non mi piace, ma ne ho bisogno), SAGGEZZA (se devo fare una cosa che non mi piace, mi peserà di meno se penso che non sia poi tanto tremenda).
Ora, la morale delle favole è che nessuno è mai in una maniera sola.
Viviamo, a volte siamo modesti, a volte supponenti, a volte ci umiliamo, a volte siamo superbi, a volte la saggezza viene scambiata per viltà e viceversa.
E allora, se prendiamo atto che siamo fatti così, non dovremmo mai, a nostra volta, pensare o dire che gli altri sono in una maniera sola.
E quando il comportamento di qualcuno ci sconcerta, dovremmo o passare oltre, fregandocene, oppure, se proprio gli vogliamo un po' di bene, cercare di capire ... cosa c'è sotto, e compatire, o accettare, o perdonare. Proprio come vorremmo che gli altri facessero con noi.
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