tag:blogger.com,1999:blog-24314098284198512472024-03-14T07:46:28.252+01:00Di tutto un po'racconti, riflessioni e sentenzeAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.comBlogger37125tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-11155506377410952012014-08-14T21:49:00.004+02:002014-08-14T22:09:18.150+02:00Primo stipendio<div style="text-align: left;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-QWliaBWFfXo/U9f4pTla9eI/AAAAAAAAAgo/__IjAf1NcFE/s1600/cinquecento.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-QWliaBWFfXo/U9f4pTla9eI/AAAAAAAAAgo/__IjAf1NcFE/s1600/cinquecento.jpg" height="162" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: left;">
Nell'atrio della stazione di Viareggio c'era un tabaccaio con edicola che mi conosceva, perchè andavo spesso a comprare le sigarette sciolte per il mio babbo.</div>
<div style="text-align: left;">
Il tabaccaio prendeva 4 Mentola senza filtro da un pacchetto (dose giornaliera di mio padre) le metteva in una bustina di carta trasparente e me le appoggiava sul banco. Io pagavo le 20 lire, indugiavo un po' a mangiarmi con gli occhi le copertine dei fumetti, Topolino, Black Macigno, Capitan Miki, Nembo Kid, e poi tornavo a casa.</div>
<div style="text-align: left;">
Ma quella volta del 1961, appena finita la seconda media, il tabaccaio mi disse "guarda che il Lucarotti cerca un ragazzo per l'estate, perchè non ti fai avanti ?".</div>
<div style="text-align: left;">
Il Lucarotti aveva un'agenzia turistica proprio davanti al tabaccaio. Era un omone altissimo, coi capelli e baffi bianchi, e la voce roca da fumatore. Mi interrogò: che scuola fai, quanti anni hai, come ti chiami ? ah, sei il figlio del Vaselli, conosco tuo padre, se lui è d'accordo vieni qui in agenzia domattina alle otto che ti spiego il lavoro, la paga è 500 lire a settimana, la domenica non si lavora.</div>
<div style="text-align: left;">
Il mio lavoro consisteva nell'assistere i clienti che arrivavano con i treni e venivano al bancone dell'Agenzia a ritirare le chiavi, se avevano affittato un appartamento, o solo per avere informazioni stradali per raggiungere la pensioncina o la casa privata dove avevano prenotato una camera, e dove avrebbero condiviso per le vacanze il televisore, il divano, la tavola ed il bagno con la famiglia ospitante.<br />
Arrivavano due treni al mattino, da Firenze e da Roma, e quattro al pomeriggio, da Milano, Torino e ancora Roma e Firenze.<br />
Fra un treno e l'altro c'era una lunga pausa, ma non mi annoiavo, perchè sotto al bancone avevo scoperto una quantità incredibile di Settimane Enigmistiche, con i cruciverba di Bartezzaghi (padre) da risolvere e un'infinità di barzellette.<br />
500 lire del 1961 equivalevano a circa 20 euro di oggi, ed ero felice e orgoglioso di consegnarle a mamma, come faceva mio padre con la sua busta paga.<br />
E quando alla fine dell'estate mia mamma mi comprò il primo paio di blue jeans toccai il cielo con un dito.<br />
Ormai ero diventato un ometto, addio pantaloni corti !</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-29903120202061213902014-07-12T16:11:00.000+02:002014-07-12T16:11:20.939+02:00Ri-clacson, gomme e freni<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="background-color: #051215; color: #bebebe; font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, sans-serif; margin: 20px 0px 0px; position: relative;">
Clacson, gomme e freni.</h3>
<div class="post-header" style="background-color: #051215; color: #bebebe; font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.6; margin: 0px 0px 1em;">
<div class="post-header-line-1">
</div>
</div>
<div class="post-body entry-content" id="post-body-5011921022612471824" itemprop="description articleBody" style="background-color: #051215; color: #bebebe; font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.600000381469727px; position: relative; width: 520px;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-d8rkYCzGcRE/TwnhmdY6TMI/AAAAAAAAAKo/yTKmtvSbU_s/s1600/lancer+sportback+invite.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; color: #cdc10a; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-decoration: none;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-d8rkYCzGcRE/TwnhmdY6TMI/AAAAAAAAAKo/yTKmtvSbU_s/s1600/lancer+sportback+invite.jpg" style="border: none; position: relative;" /></a></div>
Io non suono mai il clacson. Praticamente.<br />Al punto che, se mi capita di premerlo mentre sto spostando qualcosa dentro la macchina, faccio un sobbalzo e mi guardo intorno per vedere chi ha suonato.<br />Guido da 44 anni, ho avuto una ventina di macchine ma sempre con il clacson di serie, quello che fa un beeeep miserello.<br />Mi sarebbe piaciuto, ogni tanto, avere un clacson impositivo, fuori standard, personalizzato. Ma non ho mai avuto il tempo di sceglierlo/acquistarlo/farlomontare. E poi, visto che non lo uso mai, a che mi sarebbe servito realizzare questo sporadico desiderio ?<br />A me le gomme durano almeno 70.000 chilometri.<br />Non faccio mai partenze brucianti, non sgommo, non le faccio stridere in curva, per questo non si consumano. Mia moglie e mia figlia hanno sempre sofferto il ma d'auto, perció mi sono abituato a guidare come gli autisti dei Lord: senza scosse, senza impennate, liscio, come l'olio. E le gomme durano.<br />Io non freno mai.<br />Ricorrere al freno mi da fastidio, psicologicamente. Trovo naturale decelerare con il freno motore, scalando le marce, o mollando per tempo l'acceleratore.<br />Cosí arrivo alle curve giá alla velocitá giusta, a volte applico solo un colpettino, una sfioratina al pedale del freno, e poi accelero durante la curva. Perfino quando mi devo fermare del tutto, a uno stop o a un semaforo, ci arrivo giá pianino.<br />Anche con la macchina attuale sono arrivato a 140.000 chilometri e il manutentore mi ha detto che ho consumato si e no la metá delle pastiglie dei freni.<br />Eppure, con tutto ciò, non vado piano, nei percorsi impiego gli stessi tempi che indica il navigatore, che é tedesco e calcola secondo le spericolate medie degli spericolati guidatori tedeschi.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-1912686070027136392014-07-03T17:37:00.002+02:002014-07-03T17:37:38.100+02:00Creazione Galleria 2Creazione di una galleria di dipinti.<br />
Post di prova numero due.<br />
<br />
Viene presentata un'opera, ipoteticamente con la descrizione poetica del lavoro, in testo biligue.<br />
Il testo deve essere necessariamente breve, o facilmente riassumibile in poche righe.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-aJuA_Fb9dfM/U7V4oiADXJI/AAAAAAAAAgI/TREZ5CbDhxs/s1600/003+Rosso+squillante_cr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-aJuA_Fb9dfM/U7V4oiADXJI/AAAAAAAAAgI/TREZ5CbDhxs/s1600/003+Rosso+squillante_cr.jpg" height="400" width="295" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #990000; font-size: small;">Didascalia</span></td></tr>
</tbody></table>
A conclusione post, c'è il <a href="http://www.danilovaselli.blogspot.it/p/prova_14.html" target="_blank">link alla pagina-galleria</a> che raccoglie le opere simili, e l'indirizzo <a href="mailto:ritavaselli@gmail.com">ritavaselli@gmail.com</a> per acquistare<br />
NOTE TECNICHE: fatto il post, si deve prendere la stessa immagine con Elements, allargare il quadro immagine, digitare il "riassunto" , pubblicare come "aggiorna" sulla pagina-galleria<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-63795535631927106222014-06-19T14:08:00.004+02:002014-06-19T14:08:23.923+02:00La mia pozia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-Aj0ZDZRqvzk/UidTU1ijosI/AAAAAAAAAbM/MzGiiG5Madk/s1600/bandiera.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-Aj0ZDZRqvzk/UidTU1ijosI/AAAAAAAAAbM/MzGiiG5Madk/s1600/bandiera.jpg" /></a></div>
E Danilo vide che ció era buono, e disse "sia la Pozia".<br />
E la Pozia fu.<br />
In principio c'era l'esigenza di produrre in casa un cappuccino come al bar, caffé e latte con la schiumetta.<br />
Per il latte furono utilizzate molte tecnologie, a partire da un minifrullino a batteria, poi con il vapore della prima Mokona che entró in casa, per trovare poi la soluzione migliore con il classico, tradizionale schiumalatte.<br />
Per il caffé, si inizió con la moka, seguita poi dal liofilizzato decaffeinato, un po' per velocitá di esecuzione ed un po' per limitare le dosi giornaliere di caffeina.<br />
Infine, per il dopocena, si sostituí il caffé con l'orzo solubile, pratico e ideale per preparare una bevanda calda per scivolare dolcemente verso il sonno.<br />
Nel tempo, al semplice orzo fu aggiunta la cicoria, dal sapore vagamente cioccolatoso, e per finire si giunse alla miscela ideale: orzo e cacao, in proporzione 3 a 1.<br />
La bevanda fu battezzata Pozione, fin quando nostra figlia chiese, con linguaggio giovanilista : Babbo, mi fai la Pozia ?<br />
Tutti in famiglia chiedono la Pozia: Grande e calda al mattino, piccola e calda nei pomeriggi freddi d'inverno, fredda d'estate.<br />
Adesso, la piú grandicella delle nipotine l'ha ribattezzata Latte Nonno (da bere in tazza) per distinguerla dal Latte Mucca (da bere nel biberon).<br />
Vedremo cosa accadrá nel futuro, se lei adotterá il termine standard Pozia o se tutta la famiglia adotterá il termine Latte Nonno.<br />
Vi terró al corrente, carissimi ed innumerevoli lettori.<br />
<br />
And Danilo saw that it was good, and said, "Let there be Pozia ." It was the Pozia . In the beginning there was the need to produce a cappuccino at home and in bars , coffee and milk with froth . For milk were used in many technologies , starting with a small battery-powered blender , then with the steam of the first Mokona that went into the house , then to find the best solution with the classic, traditional schiumalatte . For the coffee , they started with mocha , followed by the lyophilized decaffeinated , a little ' for speed of execution and a bit ' to limit the daily doses of caffeine. Finally, after dinner , the coffee was replaced with barley soluble , practical and ideal for preparing a hot drink to glide gently to sleep. Over time, the simple barley was added chicory, with a vaguely chocolatey , and finally it came to the ideal mixture : barley and cocoa, in proportion 3 to 1. The drink was baptized Potion , until our daughter asked, young language : Father , make me the Pozia ? Everyone in the family ask the Pozia : Big and warm in the morning, small and hot in the afternoons cold in winter, cool in summer. Now, the big girl most of the nieces renamed it Grandfather milk ( to drink in the cup ) to distinguish it from cow milk ( to drink in the bottle ) . We will see what will happen in the future if she will adopt the standard term Pozia or if the whole family will adopt the term Milk Grandfather . I will keep you in the know, dear readersAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-50119210226124718242013-10-29T23:33:00.000+01:002014-07-12T16:09:36.166+02:00Clacson, gomme e freni.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-d8rkYCzGcRE/TwnhmdY6TMI/AAAAAAAAAKo/yTKmtvSbU_s/s1600/lancer+sportback+invite.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-d8rkYCzGcRE/TwnhmdY6TMI/AAAAAAAAAKo/yTKmtvSbU_s/s1600/lancer+sportback+invite.jpg" /></a></div>
Io non suono mai il clacson. Praticamente.<br />
Al punto che, se mi capita di premerlo mentre sto spostando qualcosa dentro la macchina, faccio un sobbalzo e mi guardo intorno per vedere chi ha suonato.<br />
Guido da 44 anni, ho avuto una ventina di macchine ma sempre con il clacson di serie, quello che fa un beeeep miserello.<br />
Mi sarebbe piaciuto, ogni tanto, avere un clacson impositivo, fuori standard, personalizzato. Ma non ho mai avuto il tempo di sceglierlo/acquistarlo/farlomontare. E poi, visto che non lo uso mai, a che mi sarebbe servito realizzare questo sporadico desiderio ?<br />
A me le gomme durano almeno 70.000 chilometri.<br />
Non faccio mai partenze brucianti, non sgommo, non le faccio stridere in curva, per questo non si consumano. Mia moglie e mia figlia hanno sempre sofferto il ma d'auto, perció mi sono abituato a guidare come gli autisti dei Lord: senza scosse, senza impennate, liscio, come l'olio. E le gomme durano.<br />
Io non freno mai.<br />
Ricorrere al freno mi da fastidio, psicologicamente. Trovo naturale decelerare con il freno motore, scalando le marce, o mollando per tempo l'acceleratore.<br />
Cosí arrivo alle curve giá alla velocitá giusta, a volte applico solo un colpettino, una sfioratina al pedale del freno, e poi accelero durante la curva. Perfino quando mi devo fermare del tutto, a uno stop o a un semaforo, ci arrivo giá pianino.<br />
Anche con la macchina attuale sono arrivato a 140.000 chilometri e il manutentore mi ha detto che ho consumato si e no la metá delle pastiglie dei freni.<br />
Eppure, con tutto ciò, non vado piano, nei percorsi impiego gli stessi tempi che indica il navigatore, che é tedesco e calcola secondo le spericolate medie degli spericolati guidatori tedeschi.<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-91467779691234373972013-10-03T21:17:00.002+02:002013-10-03T21:17:29.784+02:00Il mestiere dell' Agente di commercio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-S2N8QOjFGQw/UcYG1JmOBRI/AAAAAAAAAUE/3h20lH3hri8/s1600/plenilunio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="150" src="http://2.bp.blogspot.com/-S2N8QOjFGQw/UcYG1JmOBRI/AAAAAAAAAUE/3h20lH3hri8/s200/plenilunio.jpg" width="200" /></a></div>
Scrivo come al solito, un po' per ingannare il tempo quando non ho niente da fare, un po' per ricordarmi, quando saro' vecchio, di qualcosa che ho vissuto e pensato.<br />
Spero solo di non annoiare le tre o quattro persone che, coraggiosamente, mi leggono.<br />
Il Venditore (detto Agente di Commercio per l'erario), per definizione e' uno che sorride sempre e non si lamenta mai. Chi vorrebbe comprare qualcosa, cioe' investire, da uno che non mostra ottimismo ?<br />
Un cliente ti fa fare chilometri perche' gli interessa qualcosa, glielo spieghi, dice che e' ottimo ma ci deve pensare ? Sorridi e gli dici " ok, ci pensi, sono a disposizione".<br />
Un altro si da arie da manager decisionista ma poi dice che il Capo vuole rimandare all'anno prossimo ? Sorridi e gli dici "Ok, richiamo tra un anno".<br />
Di questi tempi poi, mi devo sorbire come preambolo ad ogni incontro, la tristezza infinita della difficolta' di incassare, della scarsita' di affari, e magari anche del "piove governo ladro".<br />
Oggi, all'ennesimo lamentoso cliente che mi ha fatto fare chilometri per niente, gli ho detto, senza sorridere, "io sto peggio di Lei, vivo di provvigioni, e se non vendo pago le spese di viaggio di tasca mia".<br />
Ha fatto una faccina stupita e costernata "ma come, Lei non ha uno stipendio fisso ?"<br />
No caro, l'Agente di commercio, o se preferisce lo chiami venditore, o piazzista, e' una persona che viene ingaggiata da una ditta a costo zero, magari viene dotato di un biglietto da visita in cui lo si definisce pomposamente Consulente Commerciale, e sara' pagato con una percentuale sul venduto, dopo l'incasso, lavorando quindi a sue complete spese e rischi, e senza cassa integrazione, se la ditta chiude, e senza TFR a fine carriera.<br />
In compenso le tasse le paga tutte, perche' le provvigioni si fatturano, e quindi non si scappa.<br />
Mi inorgoglisce la parola Autonomo, che per me significa aver provveduto alla mia famiglia con le mie sole forze, senza nessun padrone cui obbedire ma chiedere contemporaneamente protezione.<br />
Mi fa imbestialire invece, l'accostamento automatico tra le parole Autonomo e Evasore.<br />
Cosi' oggi, con una frase senza sorriso, mi son preso licenza di far capire, al mio cliente, che Lui, con il suo bell'ufficio, i suoi mobili di mogano, le sue librerie di Codici ed Enciclopedie, i suoi 10 collaboratori e le sue 2 segretarie, e le sue lauree da Dottore Commercialista nonche' Avvocato, a me non e' neanche degno di legarmi le scarpe.
E se lui piange perche' deve fare parcelle piu' basse e la situazione politica e' ingarbugliata, figurati io, che ho perso tempo e speso di benzina e autostrada per niente.<br />
Adesso chiudo e vado a visitare un altro Dottore.
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-22950142653054166492013-09-04T18:24:00.000+02:002013-09-04T18:24:04.123+02:00Amor di Patria<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Aj0ZDZRqvzk/UidTU1ijosI/AAAAAAAAAbI/S-GjXmEPg9c/s1600/bandiera.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Aj0ZDZRqvzk/UidTU1ijosI/AAAAAAAAAbI/S-GjXmEPg9c/s1600/bandiera.jpg" /></a></div>
Quand'ero alle Elementari, in ogni classe c'era la foto del Presidente della Repubblica e la cartina dell'Italia, e ogni sabato i maestri ci mettevano in fila nel corridoio. Uno di loro portava la bandiera, e cantavamo in coro l'Inno di Mameli.<br />
Sull'Attenti, orgogliosi di essere Italiani, orgogliosi dei nostri avi, da Cincinnato a Giulio Cesare, da Dante a Cristoforo Colombo, fino a Garibaldi, agli studenti di Curtatone e Montanara, ai nostri nonni che avevano vinto la prima Guerra Mondiale.<br />
Del dopo... non si sapeva niente, erano cose che solo gli adulti sapevano.<br />
Negli anni sessanta il sentimento dell'Amor di Patria cominciò a sparire.<br />
Dovunque, il potere più grande è quello della comunicazione, e sono sempre poche decine di persone che gestiscono questo potere, assecondate da alcune migliaia di scrittori, filosofi, professori, giornalisti, attori in genere della cultura.<br />
Succede così da sempre. In ogni Popolo e in ogni momento della storia umana, il 5% delle persone riesce a cambiare il modo di pensare, i costumi ed il comune sentire di tutti gli altri.<br />
E così, negli anni sessanta, mentre la Democrazia Cristiana continuava a fare affidamento sulle prediche dai pulpiti, il Partito Comunista Italiano fu più svelto a comprendere la forza dei nuovi mezzi di comunicazione e ad egemonizzare la cultura.<br />
L'Inno di Mameli diventò, nel comune sentire, una marcetta brutta nella musica e retorica nelle parole, vuoi mettere Bella Ciao !<br />
E la Bandiera Tricolore diventò il simbolo delle guerre del Re, dei Padroni e dei Fascisti, vuoi mettere la Bandiera Rossa che porterà la libertà a tutti i popoli del mondo !<br />
Del resto, anche a livello politico, in quegli anni il tricolore era solo nella fiamma del Movimento Sociale, appunto erede del fascismo, e nello stemma del Partito Liberale, giusto 4 gatti con un leader triste e dal nome triste : Malagodi.<br />
Pian pianino, si arrivò al punto che se qualcuno esponeva il tricolore sul balcone si beccava del fascista, l'Inno di Mameli era a malapena suonato alla sfilata del 2 giugno o alle Olimpiadi o alle partite della Nazionale, e il pubblico non lo cantava nè faceva silenzio, i giocatori continuavano a sgambare, sputacchiare e masticare gomma.<br />
Poi ci fu un incredibile cambiamento, un'esplosione collettiva di Amor Patrio: nel 1982 l'Italia vinse il campionato del mondo di calcio, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini cantò sull'Attenti, sventolò la bandiera, e siccome era un ex Partigiano nessuno potè dargli del fascista.<br />
Potenza di un comunicatore ! Potenza dei mezzi di comunicazione ! In quattro e quattr'otto il popolo italiano tornò a rispettare la bandiera e a cantare l'Inno, trovandolo perfino bello.<br />
E l'Amor di Patria fu catturato come "valore positivo" da chi gestisce la comunicazione, commerciale e politica.<br />
Infatti, più avanti, Berlusconi creò Forza Italia e mise il tricolore nel simbolo, e dopo di lui altri partiti fecero lo stesso, perfino il PD ha rinunciato alla bandiera rossa per tingere di tricolore la sua sigla.<br />
Da sentimento sporadico, limitato allo sport e alla politica, l'Amor Patrio tornò sentimento popolare nel 2006, quando i nostri calciatori vinsero ancora una volta il Campionato Mondiale di Calcio.<br />
Gli Italiani in Patria e all'Estero sventolarono il tricolore fuori dai finestrini delle auto, giovani smaliziati e plurilaureati non si vergognarono di cantare a squarciagola le parole obsolete e bugiarde dell'Inno: siam pronti alla morte, siam pronti alla morte, l'Italia chiamò: SI !!!<br />
E se non cantavano l'Inno, cantavano "L'Italiano" di Toto Cotugno.<br />
Ma anche l'Amor di Patria subisce alti e bassi, come tutti i sentimenti, a seconda che i padroni della comunicazione ci facciano guardare le cose dal punto di vista del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.<br />
In questi tempi, molti Italiani dicono di vergognarsi del proprio Paese, ed elencano tutti i motivi di vergogna: mafia, corruzione, disorganizzazione, volgarità, degrado...<br />
Per farci vedere il bicchiere mezzo vuoto, sono arrivati a far cantare il povero Toto Cotugno a Sanremo con la faccia triste, appollaiato su un trespolo come un vecchio pennuto, con il coro dell'Armata Rossa alle spalle, immerso in una luce da obitorio, e cosi' "L'Italiano" da canzone scanzonata e' diventato un canto greve, da funerale.<br />
Alle ultime elezioni, qualcuno ha promesso un'Italia più desiderabile, tutto il contrario di quella di cui siamo spinti a vergognarci.<br />
Ne deduco che, in caso di vittoria, i padroni della comunicazione siano già pronti a far vedere al popolo il bicchiere mezzo pieno, ed allora, di punto in bianco, si scoprira' che non esiste degrado ma solo testimonianze di un passato che non vogliamo più, che non esiste la volgarita' ma solo la schiettezza popolana, che la disorganizzazione e' in realta' il modo polifunzionale di approcciare contemporaneamente tutti gli aspetti di ogni questione, che la corruzione non esiste più e quindi magistrati e finanzieri smetteranno subito di intercettare e inquisire, e la mafia..... Beh, basta spiegare nelle scuole di ogni ordine e grado che la mafia è una brutta cosa e nel giro di qualche decennio la mafia si estinguerà per mancanza di seguaci.<br />
Ma questo è Amor di Patria politico, non scalda veramente il cuore di tutti, solo di quelli che seguono la politica "da dentro".<br />
Per una nuova esplosione popolare, ci vuole che l'anno prossimo Napolitano voli in Brasile, al alzare la Coppa del Mondo, e l'Amor di Patria gonfiera' di nuovo il petto di tutti gli Italiani.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-31964256462586911532013-08-29T17:56:00.002+02:002013-08-29T17:56:57.577+02:00Compleanno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-T1-_tv3XLYc/Uh9qXoCmZLI/AAAAAAAAAas/9dCXQNNEXao/s1600/36506_4122528543756_1623893865_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-T1-_tv3XLYc/Uh9qXoCmZLI/AAAAAAAAAas/9dCXQNNEXao/s1600/36506_4122528543756_1623893865_n.jpg" /></a></div>
Tra poco compirò 65 anni.<br />
Non è un dato particolarmente significativo.<br />
Sarebbe più impressionante dire: tra poco compirò 13 lustri.<br />
Si potrebbe anche dare più solennità al dato, dicendo: sono nato nella prima metà del secolo scorso.<br />
<br />
Ecco, così l'informazione diventa più solenne, meritevole di rispettoso ossequio.<br />
Mi sto preparando alla festicciola in famiglia.<br />
Come regalo più bello, ci saranno le persone che amo, mia moglie Rita, mia figlia Valentina, le mie nipotine Beatrice e Alice, mancherà all'appello solo mio genero Pawel, assente giustificato per motivi di lavoro.<br />
Riceverò altri regali, a sorpresa.<br />
Spegnerò 65 candeline con un solo soffio (o tenterò di farlo...).<br />
Farò un discorso, di ringraziamento per ciò che ho avuto dalla vita e di augurio per ciò che vorrei ancora.<br />
Soprattutto l'augurio mi crea problemi, sono così tante le cose che vorrei che è impensabile riuscire a esprimerle tutte prima che le bollicine si fermino nel bicchiere.<br />
Un augurio mi sento di scriverlo già adesso sul blog, proprio in considerazione del fatto di essere nato nella prima metà del secolo scorso:<br />
<div style="text-align: center;">
vorrei che finisse il turpiloquio,</div>
<div style="text-align: center;">
in televisione, sui giornali, nei libri, su internet,</div>
<div style="text-align: center;">
per strada,</div>
<div style="text-align: center;">
al ristorante come nella tavola calda,</div>
<div style="text-align: center;">
sui treni, aerei e navi,</div>
<div style="text-align: center;">
nelle chiacchere oziose tra conoscenti,</div>
<div style="text-align: center;">
nelle scuole soprattutto,</div>
<div style="text-align: center;">
di ogni ordine e grado.</div>
<div style="text-align: center;">
Vorrei che il linguaggio da caserma,</div>
<div style="text-align: center;">
uscito dalle caserme 40 anni fa,</div>
<div style="text-align: center;">
tornasse come minimo nelle caserme,</div>
<div style="text-align: center;">
e da lì sparire.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-49458294758861770902013-07-11T20:38:00.000+02:002013-07-11T20:31:39.484+02:00Storia di una vecchia storia<div align="left" class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-U96XjAAizo4/Tylg1VDM1nI/AAAAAAAAALU/HjAXdy4u54Y/s1600/fonteluco+.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="338" src="http://2.bp.blogspot.com/-U96XjAAizo4/Tylg1VDM1nI/AAAAAAAAALU/HjAXdy4u54Y/s400/fonteluco+.jpg" width="400" /></a></div>
Tra il 1100 e il 1200, l'Ospedale di Santa Maria della Scala, con sede a Siena, possedeva vasti terreni coltivati tra il senese ed il grossetano, ed i frutti di queste terre venivano gestiti con il sistema delle Grance.<br />
<br />
Sui terreni, c'erano i Poderi, dove vivevano gli agricoltori e le loro famiglie, e dove grano, olive e uva venivano ammassati per essere trasferiti alle Grance.<br />
La Grancia era un edificio fortificato, che faceva un tutt'uno con la città-castello; qui si producevano farina, olio e vino, e qui venivano custodite queste ricchezze.<br />
Il Podere di Fonteluco riforniva la Grancia delle Serre di Rapolano, ed era al centro di un terreno grande e fertile.<br />
Ho trovato nel sito della società Inlink una ricostruzione grafica del Podere di Fonteluco di allora, ed ho scoperto con emozione che l'edificio è rimasto esattamente uguale per 750 anni.<br />
Almeno dal 1739 in poi è documentato che i miei antenati, Vaselli, erano i coltivatori del podere, e non è detto che non l'abitassero anche prima...<br />
Guardando la ricostruzione, voglio descrivere com'era abitato l'edificio; penso infatti che dal medioevo ai giorni dei miei nonni e del mio babbo non ci siano stati grandi cambiamenti.<br />
<br />
1 - Nella torretta c'erano le stanze del Capoccia, sua moglie, i figli piccoli, ed il primo figlio maschio (se sposato) con moglie e figli. La freccetta blu indica la stanza dove sono nato io...<br />
2 - Dietro ai due finestroni c'era la grande cucina comune, con il focolare, il tavolo, l'acquaio, la madia; tutti gli abitandi del podere si riunivano qui per mangiare, la sera, e dopo cena restavano a discutere o semplicemente a veglia, fino a che d'inverno giungeva l'ora di spegnere il focolare, raccogliere le braci negli scaldini e portarli nelle camere da letto.<br />
3 - Il sottotetto, alto e dal robusto solaio, conteneva scorte preziose: salumi, noci, mandorle, cavoli, cipolle, sacchi di farina, giare d'olio, damigiane di vino, e qualche secolo dopo patate. E un agguerrito esercito di gatti, per tenere lontani i topini di campagna.<br />
4 - In quest'ala del podere, dopo i finestroni della loggia, c'erano le stanze dei fratelli del Capoccia e dei figli sposati del Capoccia (secondo in poi), con rispettive spose e figli piccoli.<br />
5 - La tettoia era la rimessa per i carri ed il calesse, e per stivare una scorta di fieno asciutto per le bestie, al riparo dalle intemperie.<br />
6 - Le stalle per i buoi di razza chianina, bestie possenti e instancabili nel tirare l'aratro e i carri, per qualche somaro addetto a tirare i barrocci, per un paio di caprette, indispensabili per allattare i bambini quando qualche mamma non aveva latte a sufficienza, per il cavallo, almeno uno, che tirava il calesse del Capoccia quando andava a rendere conto ai superiori o per portare le donne anziane alla messa in paese.<br />
7 - L'aia, spiazzo dove si batteva il grano per liberare i chicchi, e poi, eliminata la paglia e la pula si riempivano i sacchi. Nell'aia i bambini giocavano, e nell'aia si ballava, d'estate, invitando gente di fuori per divertirsi e perchè i giovani e le giovani facessero ... conoscenze.<br />
Sullo sfondo dell'aia, oltre le due grandi arcate, c'era il deposito dei sacchi di grano e del raccolto di olive e uva, in attesa che i carri della Grancia venissero a pesarli e a portarli via.<br />
8 - Ecco la fabbrica, luogo per riporre ogni attrezzo, dalle zappe agli aratri, dalle falci ai bigonci, ai canestri... E tutto il necessario per le riparazioni: martelli, seghe, chiodi, mole, morse. <br />
Qui c'erano anche i torchi e le macine per fare il vino e l'olio e la farina destinati al podere. <br />
9 - Ecco lo stallino dei maiali, animali troppo preziosi per essere ricoverati ... lontano dal naso. E c'era anche la stia dei polli, e le gabbie dei conigli.<br />
10 - Cosa c'era qui, esterno al podere e non comunicante ? C'era il dormitorio per i giovanotti e gli uomini non sposati, e magari anche per qualche lavorante. Le figlie grandi ma non sposate dormivano nelle stanze di famiglia, e la sera, finita la veglia, il Capoccia chiudeva i tre portoni del muro di cinta e liberava i cani...<br />
11 - Il muro di cinta era tipico delle <em>villae </em>romane. Costituiva una difesa contro i ladri e gli sbandati in un'epoca in cui gli uomini del podere provvedevano da soli a difendere i loro beni, armati di picche, asce e forconi, e probabilmente fu abbattuto in tempi molto recenti. <br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-wuWIuAy-Gd8/Tyl5MKE10gI/AAAAAAAAALc/b6couseiMDs/s1600/Cattura.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="392" src="http://2.bp.blogspot.com/-wuWIuAy-Gd8/Tyl5MKE10gI/AAAAAAAAALc/b6couseiMDs/s400/Cattura.JPG" width="400" /></a>Ho trovato questa immagine per chiudere il post. Mostra come si vestivano i nostri antenati, in un'epoca in cui il vestiario era una specie di divisa che identificava il mestiere che facevi o la gilda cui appartenevi. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-49181236819813021262013-07-11T18:00:00.000+02:002013-07-11T20:24:30.604+02:00Spinoza e Leibniz<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Non ho mai amato la filosofia, a causa della boria dei filosofi, che amano sopravvalutare la loro sapienza fino a scrivere per filo e per segno l'essenza dell'anima degli uomini e l'essenza stessa di Dio., e come si dovrebbe governare il mondo. Ciononostante, qualche buona cosa, a furia di scrivere, l'hanno lasciata in eredita'.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
E questo "qualcosa" m'è rimasto in mente, quando da studente liceale cercavo di digerire le pagine dei testi di filosofia con l'unico scopo di passare l'esame. Sentite queste.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Leibniz (tedesco, matematico, scienziato, logico, glottoteta, diplomatico, giurista, storico, magistrato e bibliotecario vissuto nella seconda metà del 600) disse: "La cultura rende l'uomo libero dal lavoro".</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
</div>
<a name='more'></a>Il senso era: poichè in quell'epoca il lavoratore sudava 12 ore al giorno per una misera paga, chi diventava colto poteva aspirare a non sudare, diventando impiegato, professore, eccetera.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Quand'ero ragazzo, gli insegnanti spronavano gli alunni a studiare per non essere costretti a lavorare da adulti, intendendo che non sarebbero diventati operai (che sudano), ma impiegati, professionisti ecc., tutte persone che, appunto, ... "non sudano".</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Purtroppo, col tempo, in tanti si sono, come dire, allargati, ed oggi tanti ritengono che acquisendo cultura (leggasi diploma o laurea) diventeranno non solo semplici "non sudatori", ma avranno diritto al top dei "non sudatori" : peccato che di posti liberi come politici, diplomatici, politologi, rettori, professori multicattedra, critici d'arte, registi di eventi eccetera, ce ne siano pochi.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
E che i detentori di tali posizioni al top dei "non sudatori" adottino il principio monarchico/dinastico: occupano la cadrega usque ad mortem e la lasceranno ai loro successori designati (esempio : quanti onorevoli sono figli di onorevoli e nipoti di onorevoli ?).</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Mi consolò, e mi consola, una frase di Spinoza, filosofo contemporaneo di Leibniz e spagnolo, quindi un po' latino:</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
"L'uomo dotto che non impara un mestiere, prima o poi diventa un furfante"</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Il senso della parola "furfante" non si riferiva al furto di polli (infatti per rubare polli occorre sudare), ma all'attitudine di incamerare potere e trasformarlo in prebende e tangenti, alla capacità di voltar gabbana per trovare sempre l'appiglio più promettente, di creare belle frasi dall'apparenza impressionante e dal contenuto inesistente.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Come non pensare ai politici, diplomatici, politologi eccetera ?</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Bene, ho tirato fuori dal cappello due riflessioni, adesso devo emettere la sentenza.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
A tutti quelli che sudano, dico:</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
"Figlioli, date a Cesare quel ch'è di Cesare, date a Dio quel ch'è di Dio, e cercate di tirare a campare con quel che vi resta".</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-56735550225243016562013-05-25T00:06:00.000+02:002013-05-25T00:06:34.352+02:00La storia infinita di Robin Hood<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-zDCFvv7YX2w/UZfXn-ffBdI/AAAAAAAAATo/WJp9RrqvBu8/s1600/robin_hood_classic.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://3.bp.blogspot.com/-zDCFvv7YX2w/UZfXn-ffBdI/AAAAAAAAATo/WJp9RrqvBu8/s200/robin_hood_classic.jpg" width="153" /></a></div>
Ad un certo punto, Robin Hood decise che non era giusto che i ricchi fossero ricchi. Si nascose nella foresta e depredo' il primo ricco che passava da quelle parti.<br />
Il suo ragionamento iniziale era semplice e lineare: poiche' i ricchi sono tali perche' tassano e tartassano i poveri, io rubero' ai ricchi per distribuire ai poveri.<br />
Naturalmente, per poter depredare i ricchi protetti da scorte, dovette dotarsi di una struttura, e costitui' gli Allegri Compagni della foresta.<br />
I ricchi si diedero da fare per spremere ancora di piu' i poveri, Robin Hood si diede da fare per depredare ancora di piu' i ricchi e poi andava nei villaggi con gli Allegri Compagni, a distribuire e festeggiare tutti insieme con polli e maiali. I poveri erano felici, ma il giorno dopo ecco che ripassavano i ricchi prepotenti, a ritassare e ritartassare.<br />
I poveri si resero conto che alla fin fine, gli unici che stavano bene erano gli Allegri Compagni, e cosi' mollarono tutto, e divennero tutti Allegri Compagni.<br />
Catastrofe.<br />
Nel giro di poco, i ricchi non poterono piu' riscuotere tasse, diventarono poveri e si unirono agli Allegri Compagni nella foresta.<br />
Poiche' nessuno piu' coltivava e allevava polli e maiali, le monete e i gioielli accumulati non servivano a niente. Immigrati da mandare nei campi a lavorare non ce n'erano, e cosi' alla fine gli Allegri Compagni dovettero tornare alla vita dei campi, mandando Robin Hood a quel paese.<br />
Fu un periodo turbolento.<br />
"Hai preso un campo migliore del mio, non e' giusto!" "Sei tu che non sei bravo come me a coltivare". "Le tue galline fanno piu' uova delle mie, dividiamo!" "Col cavolo, ti sono nati piu' maialini che a me, e non abbiamo diviso" "Il villaggio piu' a monte del nostro consuma troppa acqua dal fiume e noi non possiamo irrigare i campi, stabiliamo delle leggi!"<br />
Si, furono stabilite delle leggi, furono nominati dei responsabili che le facessero osservare, fu deciso di tassarsi per dare un compenso ai responsabili.<br />
I responsabili dovettero assumere un po' di personale, gente un tantino rude, per mantenere le leggi e l'ordine.
Siccome l'appetito vien mangiando, i responsabili divennero Signori, le tasse furono aumentate per costruire castelli e per arredarli, poi per vestiti, cavalli, armi, gioielli.
Passo' qualche generazione, finche' un giorno un giovane decise che non era giusto che i ricchi tassassero e tartassassero i poveri, si nascose nella foresta, assunse un nome leggendario, Robin Hood, e depredo' il primo riccone di passaggio, con il nobile intento di distribuire ai poveri.
Ma questa storia mi sembra di averla gia' sentita .....Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-28450354108039125852013-05-17T10:40:00.000+02:002013-05-17T10:40:34.305+02:00Avventura a Roccastrada<a href="http://4.bp.blogspot.com/-5icRValL9ck/UZXs6SOfFUI/AAAAAAAAATY/Ad1t6NHGvCY/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-5icRValL9ck/UZXs6SOfFUI/AAAAAAAAATY/Ad1t6NHGvCY/s320/images.jpg" /></a>Il sole picchiava forte in quel meriggio d'estate nel cuore della Maremma, ed io a 27 anni mi sentivo il re del mondo, al volante della mia Opel Record 2000 Diesel, azzurra, con tante cromature, il cambio al volante ed un comodo divano al posto dei sedili davanti.<br />
Quella macchina poteva arrivare anche a 135 km/ora, ma in quel momento arrancavo sulle curve in salita per arrivare a Roccastrada, con i finestrini aperti, la sigaretta in bocca, lo stetson bianco in testa e lo stomaco piacevolmente pieno.<br />
Mangiavo sempre volentieri in quella piccola trattoria familiare a quattro o cinquecento metri di una delle infinite stradine sterrate che incrociavano la statale Aurelia, ed era difficile individuarla, malgrado la scritta sul muro davanti "qui si mangia male e si spende tanto".<br />
Avevo posteggiato sul retro, tra una decina di altre macchine e furgoncini, mi ero lavato le mani alla fontanella e mi ero messo a sedere ad un tavolo apparecchiato sotto il pergolato, all'ombra.<br />
Il padrone era arrivato quasi subito, reggendo in una mano un piatto con 3 o 4 fette di prosciutto al coltello ed uno spicchio di pecorino toscano, e nell'altra mano la fiaschetta del vino rosso.<br />
Nessun saluto, ma una strizzatina d'occhio e una domanda:<br />
- l'acqua la vuole ?<br />
- ora no, alla fine me la porti fresca con il caffe', non mi piace allagarmi lo stomaco mentre mangio. Che c'e' oggi?<br />
- la nonna ha fatto il cinghiale in umido<br />
- allevato o selvatico ?<br />
- selvatico, 140 chili, cosi' ha smesso di sciuparmi l'orto.....<br />
Il lavoro come rappresentante di una tipografia che produceva moduli continui per calcolatori andava benissimo, e correvo su e giu' per la mia zona, tra le provincie di Lucca, Pisa, Livorno, Pistoia e Grosseto. I clienti acquisiti mi facevano propaganda per acquisirne di nuovi e avevo un gruppetto di tecnici e programmatori della Olivetti che raccomandavano il mio nome dovunque installassero una delle meravigliose Olivetti A7, un calcolatore tutto italiano che nelle piccole industrie batteva alla grande la concorrenza della IBM e dell'Honeywell.<br />
Prendevo appuntamento, progettavo la modulistica personalizzata per ogni cliente, prendevo l'ordine e ne curavo le bozze, poi la consegna e il pagamento.<br />
Mi aveva contattato un imprenditore di Roccastrada, vicino a Grosseto, che aveva chiesto consiglio ad un amico che era mio cliente, e cosi' avevamo fissato un incontro per quel pomeriggio.<br />
A Grosseto andavo ogni due settimane, svegliandomi alle 5 di mattina per affrontare il traffico della statale Aurelia da Viareggio e arrivare alle 8 e mezzo fresco come una rosa.<br />
Quella mattina avevo fatto una visita a Cipolletti, che era il responsabile informatico del consorzio agrario, e si affannava a far sopravvivere un vecchio UR IBM. Con lui si parlava camminando nello stanzone che ospitava il calcolatore, da una perforatrice di schede agli scaffali che ospitavano le matrici, dalle stampanti a catena fin dentro il cuore del mostro, pieno di fili e diodi. Cipolletti aveva sempre 4 o 5 cacciaviti nel taschino del camice, pinze pinzette e nastro isolante nelle tasche, e amava raccontare le sue silenziose battaglie con UR.... Tre giorni fa mi ha fatto.... Invece l'altro ieri.... Ieri sera invece....<br />
Poi avevamo dato un'occhiata al magazzino delle scorte di moduli, aveva comprato qualcosa e ci eravamo salutati: ci vediamo tra un mese, amico mio.<br />
E dopo ero andato a trovare il direttore dell'Eurovinil, bella ditta che produceva articoli di plastica, giusto per una fatturina non pagata di due mesi prima.<br />
Per concludere la mattinata ero andato a trovare il padrone della Mabro, grande azienda che produceva abiti da uomo, piuttosto costosi. Era stato forse il mio primo cliente a Grosseto, mi aveva ordinato i moduli per le fatture, che la mia ditta consegno' in ritardo rispetto all'impegno che avevo preso. Ricordo che mi affronto' furibondo, dicendo che negli affari non si devono prendere impegni che non si possono mantenere, e che non si devono dire bugie.<br />
Gli risposi chiedendogli se, per mettere in piedi dal niente quella sua azienda, non avesse mai raccontato bugie ai clienti, pur di portare a casa un ordine. Mi guardo' stranito, perche' non era abituato ad essere rintuzzato a casa sua, poi scoppio' a ridere e da allora potevo andare a trovarlo quando volevo, senza appuntamento. E quella mattina appunto ero andato perche' la ditta aveva inventato un tipo di blocco per copia commissioni elegante e funzionale, e volevo che lo acquistasse per i suoi venditori.<br />
Ed eccomi a Roccastrada, puntuale alle tre, posteggio e l'imprenditore mi viene incontro a mano tesa. E' uno di quelli che si e' fatto da solo, e per prima cosa mi porta a vedere la fabbrica di camicie, i magazzini, il reparto taglio, le manovie delle donne che cuciono, e poi il finissaggio, la stiratura e la messa in scatola. Poi torniamo nel suo ufficio, che e' anche il laboratorio artistico, e finalmente entriamo nella stanza della ragioniera, con l'Olivetti A7 nuova fiammante al centro.
Ma la ragioniera ha un faccino costernato e si torce le mani, dice che ieri la macchina funzionava, poi al mattino e' venuto il tecnico per l'ultimo collaudo, e' andato via alla mezza spegnendo la macchina e ora lei da mezz'ora tenta di lanciare il programma di fatturazione ma la macchina resta immobile, come morta !
Alzo il coperchio e vedo subito il problema.
I tecnici dell'Olivetti sono dei geni dell'informatica, percio' e' normale che dopo aver fatto un collaudo si portino via il loro loop, senza rimettere al suo posto quello del cliente. Apro i cassetti, trovo i loop, scelgo quello delle fatture e lo metto al suo posto.
Voila', la macchina e' a posto, dico alla ragioniera che non si dimentichi mai di mettere i loop al loro posto prima di lanciare i programmi, e anzi di farsene mandare una scorta, perche' si rompono spesso.
Stampiamo tre o quattro fatture su carta bianca, poi le tratte, le schede cliente, il registro dare avere e quindi tiro fuori la riga speciale e quoto le distanze tra le scritture in decimi e sesti di pollice.
E' un lavoro delicato, perche' l'Olivetti fa i programmi secondo degli standard, ma ogni cliente ha le sue esigenze, pratiche ed estetiche, e quindi io faro' i progetti dei moduli, discutendo con il cliente, e poi diro' al tecnico come deve modificare i programmi.
Stavolta e' un lavoro lungo perche' l'imprenditore e' un creativo, vuole i suoi marchi sulle fatture, vuole anche una foto di Roccastrada in colore molto sfumato al centro del modulo.....
Alla fine del lavoro faccio il preventivo, mi firma l'ordine, vorrebbe che mi fermassi a cena ma declino, ormai il pomeriggio e' finito ed io ne ho di strada per tornare a casa.
E come al solito arrivero' tardi, staro' un po' in compagnia della mia giovane moglie, poi a nanna per la solita breve notte: sveglia alle 5, disegnare le bozze del camiciaio al tecnigrafo, compilare i moduli di lavorazione degli ordini presi, aggiornare le schede clienti, imbustare, lavarsi, fare colazione e ripartire, per un'altra giornata da un' altra parte della Toscana, con la mia giovane moglie che mi saluta, allora come ora, dicendo: Sprizzi Sprazzi non si arrende, dove va qualcosa vende.....Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-73792417564958654752013-05-03T14:17:00.000+02:002013-05-10T20:30:42.795+02:00Carta a lettura facilitata<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-WqHeV6EEPC0/UFNU135l0lI/AAAAAAAAAPo/r3D2DK8XetU/s1600/carta-da-60-gr-mq-in-modcont-bianco-375x12-2000fg_2736221.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="160" src="http://2.bp.blogspot.com/-WqHeV6EEPC0/UFNU135l0lI/AAAAAAAAAPo/r3D2DK8XetU/s200/carta-da-60-gr-mq-in-modcont-bianco-375x12-2000fg_2736221.jpg" width="200" /></a></div>
Eccola. Lunghe strisce di carta bianca, con righe per facilitare la lettura e i forellini sui lati per essere trascinata dalle stampanti.<br />
Una trentina d'anni fa, l'Elaboratore Elettronico divenne il Re delle Aziende.<br />
Dati su dati affluivano nelle sale di elaborazione, dette Centri Meccanografici, dove stuoli di impiegati li digitavano dandoli in pasto al Re Elaboratore; Lui ne ricavava statistiche, ordini, buste paga e tutti quei moduli che servivano per far girare le informazioni dentro e fuori dall'azienda. Principalmente ne ricavava statistiche, che tramite le stampanti meccanografiche venivano stampate su carta a lettura facilitata, e distribuite ad altri impiegati di altri settori dell'azienda.<br />
La FIAT aveva decine di Elaboratori, centinaia e centinaia di stampanti, e stampava milioni di fogli a lettura facilitata: il pacco da 2.000 fogli veniva estratto dalla scatola, messo dentro la stampante meccanografica, all'uscita i fogli erano impacchettati e affidati ai fattorini per il recapito ai vari uffici.<br />
Qui venivano letti (almeno una volta...) dagli impiegati, e poi accatastati lungo le pareti dell'ufficio, per eventuali, improbabili, future necessità; quando vennero di moda gli uffici con le pareti di vetro, questi pacchi di carta impilata erano l'ambitissimo e unico modo per avere un po' di privacy !<br />
Ovviamente la gara di appalto per la fornitura della carta a lettura facilitata valeva un mucchio di soldi, e le tipografie combattevano all'ultimo centesimo per presentare l'offerta vincente.<br />
Come rappresentante di una tipografia, avevo vinto le gare degli ultimi 3 anni, ma nel 1984 sentivo di non avere i prezzi adeguati per vincere. Che fare ?<br />
Da tempo le cartiere producevano carta riciclata : era grigiastra, ruvida, porosa, ma costava poco e andava bene per farne rotoli di carta asciugamani, o carta igienica, o carta da imballaggio.<br />
Con i tecnici della mia tipografia, convincemmo una cartiera a tingere di verdolino la carta ricilata grigia, e a ... "lisciarla", cospargendola di uno strato sottilissimo di cera; stampammo questa carta con righe azzurrine e voila', potevamo presentare una offerta di carta a lettura facilitata ad un prezzo di almeno il 30% piu' basso degli altri !<br />
Naturalmente fui convocato immediatamente dall'Ufficio Acquisti, per fornire spiegazioni, e credo di aver fatto allora la mia migliore performance da venditore.<br />
La presi alla larga, descrivendo i danni che il pianeta stava subendo a causa della deforestazione, descrivendo lo spreco enorme della preziosa cellulosa, fino ad arrivare all'obiettivo: questa, Signori, e' carta per stampare statistiche, fa risparmiare un bel po' di soldi, comprandola mostrerete la vostra sensibilita' ai problemi dell'ambiente.<br />
E cosi' la Fiat compro' la Carta a Lettura Facilitata Riciclata !<br />
I problemi, per me, cominciarono dopo le prime consegne, sottoforma di contestazioni telefoniche assai vivaci da parte degli operatori alle stampanti: la carta si strappa nelle stampanti perche' e' fragile, si accartoccia perche' e' molle, e via via crescendo, qualcuno arrivo' a dire che puzzava !<br />
Mi precipitavo dai contestatori, con il timore di aver fatto uno sbaglio tremendo e di essere radiato dall'albo dei fornitori, e cercavo una possibile soluzione, chiedendo suggerimenti agli stessi operatori.
Accadde allora un fenomeno strano: in ogni Centro Meccanografico ci fu qualche operatore geniale che escogito' un modo per far funzionare la falsariga riciclata, me lo mostro'con orgoglio affinche' diffondessi la lieta novella negli altri Centri, ed il ... gioco mi permise di portare avanti il contratto per tutto l'anno.
Qualcuno scopri' che mettendo i pacchi di carta vicino ai termosifoni, l'umidita' evaporava, e la carta funzionava bene (diciamo che funzionzva meglio...) quando veniva messa nelle stampanti.
Qualcuno scopri' che spruzzando acqua sul pacco la carta prendeva umidita', e quindi funzionava meglio.
Un altro scopri' che alzando la stampante di mezzo metro con delle pedane la carta aveva piu' spazio per ripiegarsi dopo la stampa, e cosi' non si accartocciava.
Ma la soluzione piu' geniale venne da un operatore di Cassino, il quale scopri' che la catenella degli sciacquoni poteva essere incerottata dentro la stampante in modo che sfiorasse la carta in uscita, costringendola a piegarsi a soffietto e privandola della carica elettrostatica. Geniale !
Mi affrettai a divulgare l'invenzione, e dovunque fu adottata.
Credo che quell'anno la FIAT abbia dovuto sostituire una quantita'abnorme di catenelle da sciacquone, misteriosamente sparite dal loro luogo di utilizzo...
Comunque, come detto, il contratto ando' a buon fine. E l'anno dopo ?
L'anno dopo le centinaia di stampanti meccanografiche furono sostituite da qualche decina di velocissime stampanti laser, che non potevano assolutamente lavorare con carte riciclate, ed il numero di fogli stampati si ridusse a meno di un quinto, perche' negli uffici installarono i terminali video: niente piu' pacchi di statistiche su carta, ma schermate di dati.
E centinaia di operatori dei centri meccanografici e di fattorini interni furono prepensionati o adibiti ad altre mansioni.
Il progresso e' come la pioggia: e' un bene che ci sia, ma inevitabilmente a qualcuno rompe le scatole.
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-86286492313161561122013-02-28T15:30:00.000+01:002014-07-12T15:59:52.619+02:00Fulmine assassino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-s7SYxDTTGSM/T857oAFdQXI/AAAAAAAAANw/jXuzG1VHEQo/s1600/Maltempo-fulmine.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-s7SYxDTTGSM/T857oAFdQXI/AAAAAAAAANw/jXuzG1VHEQo/s200/Maltempo-fulmine.jpg" height="149" width="200" /></a></div>
Alle elementari ci insegnavano a temere le bombe e i fulmini.<br />
Riguardo alle bombe, in ogni classe della scuola c'era un manifesto, con le immagini di alcuni tipi di bombe a mano, bombe d'aereo e mine, ed una volta all'anno il Brigadiere dei Carabinieri veniva a spiegare come evitare incidenti nel caso avvistassimo una bomba: assolutamente non giocare con la bomba, allontanarsi camminando all'indietro, gridare per attirare l'attenzione degli adulti.<br />
Grazie a questi insegnamenti, tutti i bambini camminavano con gli occhi rivolti a terra, ognuno sperando di scoprire una bomba e diventare famoso.<br />
Riguardo ai fulmini, il nostro Maestro ci spiegò l'importanza di contare i secondi tra il lampo ed il tuono, per stabilire quanto fosse vicino il pericolo di essere colpiti dal fulmine assassino; nessuno di noi aveva un orologio, ma il Maestro ci insegnò a ripetere la parola "capperi" con un certo ritmo, in modo che ad ogni cappero corrispondesse un secondo.<br />
In tal modo le istruzioni per salvarsi dal fulmine assassino erano molto più divertenti.<br />
- 10 capperi voleva dire più di 3 chilometri: smettere di giocare e correre dentro una casa o un "Madonnino"<br />
- 5 capperi: se eri in una casa, chiudere le finestre e le porte, se eri fuori casa, cercare un gruppo di alberi, non uno isolato, e sperare che, tra tanti alberi, il fulmine assassino non colpisse proprio il tuo<br />
- Meno di 5 capperi e fuori di casa? Accovacciarsi.... E cominciare a pregare.<br />
Se non sapete cos'è un "Madonnino", ve lo dico: si tratta di quelle piccole cappelle di due o tre metri quadrati, molto numerose nella campagna senese. Dentro ognuna, c'è una statuetta o l'immagine della Madonna (per avere protezione religiosa) e fuori due o tre cipressi per intercettare i fulmini eventualmente troppo vicini (per avere protezione laica).<br />
Ma gli insegnamenti più interessanti erano le storie delle nonne.<br />
Come la storia di un fulmine che cadde su una processione, e tra tutte le persone colpì una certa signora, l'unica che non si era tolta dal dito l'anello da sposa.<br />
O la storia di un contadino sciocco, che si era rifugiato sotto un albero: il fulmine colpì l'albero e incenerì completamente i capelli e i vestiti del contadino, il quale tornò a casa nudo e pelato (ma con le scarpe...).<br />
La storia più bella era quella che raccontava mia nonna.<br />
Quando era bambina, un fulmine globulare entrò in casa attraverso il camino, e si mise a correre sul pavimento; tutti, terrorizzati, salirono sulle sedie o sul tavolo !<br />
Allora, il nonno della nonna, che era un uomo molto coraggioso, si mise la pipa in bocca, si alzò dalla sedia e aprì la porta di casa.<br />
Il fulmine assassino uscì fuori e andò a morire nello stagno delle oche.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-66138582004720484942013-02-11T21:37:00.000+01:002013-03-30T22:52:07.081+01:00La prima astronave<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-OOavSYBK2us/T0ErdFB6JxI/AAAAAAAAALk/f6p-hFGOfwc/s1600/4images.jpg" rel="lightbox" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-OOavSYBK2us/T0ErdFB6JxI/AAAAAAAAALk/f6p-hFGOfwc/s1600/4images.jpg" /></a></div>
Eravamo tutti sul prato, a guardare la grande pietra che scendeva lentamente dal cielo, leggera come una nuvola, fino a posarsi poco lontano.<br />
Non avevamo timore, poichè le Pance scoperte dei cacciatori non sentivano Pericolo.<br />
Dopo qualche tempo si aprì una fessura nella Pietra, e diverse creature cominciarono a uscire.<br />
Avevano strane pellicce, bianche come quelle dell'Orso ma senza pelo; erano molte, quante le dita di venti mani e quando furono uscite tutte cominciarono a camminare verso di noi, con le mani aperte.<br />
Avevano la faccia colorata, bianca, gialla, nera, senza peli, anzi, i peli li avevano molto lunghi sopra la fronte disgustosamente alta.<br />
Quando le creature furono vicine, vedemmo dalla forma delle pellicce che erano tutte femmine, ed una di esse avanzò da sola, aprì la bocca e disse qualcosa che somigliava a "pace" oppure "cibo", non si capiva bene, ma del resto era già incredibile che potessero parlare, con quelle mascelle strette e appuntite.<br />
La nostra Madre Anziana, che meglio di tutte le madri sapeva Parlare-Ascoltare la mente, ebbe compassione e avanzò verso la creatura, alzò la mano e gliel'appoggiò sulla fronte.<br />
Rimasero così a lungo, e quando si voltò, la Madre Anziana aveva gli occhi pieni di lacrime, tirò su col naso e disse: queste femmine vengono da una terra oltre il cielo, dove un drago di fuoco ha ucciso tutti i maschi. La loro Madre Anziana le ha fatte entrare nella Pietra, dove hanno dormito un sonno di gelo. Vogliono vivere con noi, ed avere il dono dei figli dai nostri maschi, e così sarà.<br />
Il più anziano dei cacciatori osò esprimere il nostro disgusto, ma la Madre Anziana si limitò<span class="Apple-style-span" style="-webkit-composition-fill-color: rgba(175, 192, 227, 0.230469); -webkit-composition-frame-color: rgba(77, 128, 180, 0.230469); -webkit-tap-highlight-color: rgba(26, 26, 26, 0.296875);"> a guardarlo, tirò su col naso e disse: ho detto, e tu sarai il primo a fare il dono.</span><br />
Così, le femmine venute dalla Pietra abitarono con noi, e divennero molte volte Madri; i cuccioli somigliavano in tutto a loro, nessuna figlia femmina ebbe mai il dono di Parlare-Ascoltare la mente, nessun maschio ebbe la Pancia che Sente il Pericolo.<br />
E noi, l'Antica Gente, ci affezionammo a questi cuccioli così diversi, li proteggemmo perchè erano deboli, e sopportammo il loro continuo bisogno di parlare.<br />
Ma ora basta, so bene che voi, figli dei figli dei figli non credete neanche alle vostre Antiche Madri quando vi raccontano la storia della Pietra scesa dal cielo.<br />
Vi ho chiamato perchè la Pancia mi ha detto che sto per raggiungere gli antenati, e voglio svelare un segreto a voi, che siete la Nuova Gente.<br />
Ascoltatemi, voi che non sapete correre come l'antilope e avete inventato il bastone che vola e uccide da lontano, voi che non potete vedere nel buio e avete scoperto che le lacrime del Pino bruciano a lungo in cima al bastone e non lo consumano, voi che non avete la forza di portare sulle spalle le grosse prede e avete inventato le pietre che rotolano.<br />
Oltre le montagne intorno alla nostra terra, ci sono altre terre, io le ho viste quando ho fatto il mio viaggio per diventare cacciatore. E in queste terre ci sono acque, bestie, e alberi con cose buone da mangiare; quando la neve si scioglierà, i più giovani di voi si mettano in viaggio, vadano in queste nuove terre, perchè la vostra Gente presto diventerà più numerosa dei fuochi che nella notte si accendono in cielo.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-27633258778208879982012-12-26T20:40:00.001+01:002012-12-26T20:40:17.614+01:00Atterraggio di emergenza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-jDk9csltBrk/T0E5UohS0pI/AAAAAAAAALs/7R07bIzQhgc/s1600/1images.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-jDk9csltBrk/T0E5UohS0pI/AAAAAAAAALs/7R07bIzQhgc/s1600/1images.jpg" /></a></div>
La Nave scendeva di poppa, ancora troppo veloce, ma non potevamo permetterci un atterraggio lento; tutti i parametri erano stati inseriti, non mi restava che passare e ripassare le mani sudate sui calzoni, e lasciare che Nave facesse quel che doveva.<br />
In fondo alla cabina la mia compagna mi sorrise, già ben legata alla cuccetta di decelerazione, toccandosi il pancione.<br />
Dio mio che iella ! E dire che tutti mi chiamavano "fortunello", alla Base.<br />
Appena avevo compiuto diciott'anni, il Grande Selezionatore mi aveva chiamato, e dopo giorni e giorni di esami aveva emesso il suo decreto: sarei stato Astronauta.<br />
Non era una cosa che capitava a molti. Da noi nessuno lavorava, facevano tutto i robot, ed ogni uomo o donna poteva dedicarsi felicemente a ciò che il Grande Selezionatore scopriva più adatto alla sua natura.<br />
Molti erano Artisti delle varie Arti, Pittura, Musica, Poesia, Danza... molti erano Matematici, Fisici, Architetti, molti ancora Biologi, e poi Filosofi, Pensatori... Ma gli Astronauti erano la linfa che alimentava queste attività, perchè viaggiavano di stella in stella, di pianeta in pianeta, e portavano indietro le scoperte ed il sapere nuovo.<br />
Anche le Navi erano robot, di tipo senziente, ed ogni Nave che veniva generata si adattava ad un solo Astronauta: si, perchè il motore funzionava per la stretta comunione di due menti. Partivi con i razzi normali, ti spostavi un po' al largo dal pianeta, poi collegavi la mente con quella di Nave, pensavi una destinazione e... sparivi, per riemergere dall'iperspazio nelle vicinanze della meta.<br />
Ci vollero più di dieci anni prima che il Grande Organizzatore mi chiamasse, e quando mi consegnò la Nave che finalmente si adattava a me, lo vidi un pochino perplesso....<br />
E me ne accorsi fin dal primo viaggio: volevo andare su Epsilon Eridani, mi misi in comunione mentale con Nave e mi ritrovai dalle parti di Betelgeuse.<br />
Ci fu una franca discussione tra me e Nave, e la verità venne fuori: non è che lei volesse fare a modo suo, la cosa era fuori dal suo controllo come dal mio, perciò... prendere o lasciare. E lasciare poteva significare ancora dieci anni a non far nulla.<br />
Ma ben presto Nave ed io scoprimmo il lato bello della faccenda: per qualche strano motivo, avevamo la fortuna di imbatterci nelle novità più incredibili !<br />
Fummo noi a scoprire le Farfalle di Metano del quinto pianeta di Tau Ceti, i bruchi gelatinosi del pianeta CXD412, che assumono la forma che pensi, l'acqua magnetica di U858 che scorre dalla foce alla sorgente, le donne volanti di Aldebaran, le cui danze stanno facendo impazzire i nostri Artisti Danzatori nonchè i Fisici e gli Ingegneri che cercano di fabbricare ali per i Danzatori.<br />
Ad ogni ritorno alla Base erano pacche sulle spalle, inviti a bere al bar, perchè i colleghi e le colleghe Astronaute volevano le primizie di ogni missione, ed i novizi, man mano che arrivavano, volevano il racconto delle vecchie prodezze. Per questo mi chiamavano "fortunello", e non nascondo certo che la cosa mi piaceva, soprattutto invecchiando, quando ai colleghi miei coetanei cominciava a capitare raramente che una giovane Astronauta, dopo un aperitivo, li invitasse a casa sua.<br />
Era così che avevo conosciuto la mia compagna, una giovane esplosiva con i capelli rossi e gli occhi verdi; era stato un incontro splendido, che mi aveva lasciato solo un po' interdetto al mattino dopo, quando mi disse "voglio viaggiare con te sulla tua Nave".<br />
Io le ricordai che ogni nave poteva portare solo il proprio Astronauta e lei mi rispose "vedremo".<br />
Il "vedremo" mi fu chiaro qualche giorno dopo, quando il Grande Coordinatore mi chiamò (era rarissimo che chiamasse quelli del mio livello) e ritta in piedi accanto alla sua scrivania c'era la splendida rossa. Il Grande Coordinatore cominciò con un "ehmm", bofonchiò qualcosa circa l'opportunità di sperimentare nuovi concetti organizzativi, alluse ad un progetto che gli sembrava... ehm si ... maturo, fece presente che ero libero di prendere le mie decisioni ma che la Nave aveva già ricevuto le opportune modifiche e che si, "humm", "insomma" , lui era certo che avrei avuto cura di ... sua nipote.<br />
La fortuna mi girò le spalle subito: non tanto perchè avevo puntato al Sagittario e invece come al solito spuntammo fuori dall'iperspazio ai margini della Via Lattea, quanto perchè nel tragitto avevamo colpito un rarissimo agglomerato di neutrini iperpesanti e quindi, come disse Nave, ci trovavamo all'estrema periferia di un sistema, a mesi e mesi di viaggio per raggiungere il primo pianeta con atmosfera respirabile.<br />
In più, avevamo tre razzi su quattro scassati, scorta di cibo e acqua da razionare subito e insomma... nessuna garanzia di salvare la pelle.<br />
Inoltre, la mia compagna dopo pochi giorni rimase incinta, e fatti due calcoli, scoprii che saremmo arrivati sul pianeta abitabile giusto in tempo per il parto. Alleluiah !<br />
Non so quante volte rifacemmo il piano di volo, stiracchiando tutta l'energia possibile. Alla fine, Nave parlò chiaro: ci avrebbe portato in orbita, avrebbe girato di poppa con l'ultima goccia di carburante e poi avrebbe attinto alla Riserva di Squagliamento. Sapevamo cosa voleva dire.<br />
Quando una Nave Squaglia, pezzi dopo pezzi si trasformano in energia pura, che per un po' si può indirizzare, poi una gran fiammata e addio Nave, addio ritorno alla Base. Ma tant'è, non c'erano alternative.<br />
Quando cominciò l'atterraggio, Nave riaccese un attimo le comunicazioni: "addio ragazzi, è stato un piacere volare con voi" e subito chiuse, neanche il tempo di dirle grazie.<br />
1.000 metri, 700.. troppo veloce, 500.. mi alzai e corsi a sciogliere la mia compagna, 400 così va meglio, mi diressi verso il portellone con lei in braccio, 350 ... tutte le sirene cominciarono a urlare ALLARME ALLARME, SQUAGLIAMENTO IN CORSO, PREPARARSI AD ABBANDONARE LA NAVE... 200... più lenta...più lenta 80.. 60 ... 50 ... aprii il portellone... 20 ... 10 ...un tonfo leggero sul terreno nel frastuono degli allarmi, e mi buttai giù, cercando di attutire con il corpo la caduta della mia compagna.<br />
Mi rialzai con una caviglia dolorante, la presi di nuovo in braccio e mi misi a correre come un disperato mentre Nave strillava ALLARME ALLARME...C'era una roccia laggiù, avevo il fiato corto, feci appena in tempo a svoltare dietro la roccia e buttarmi dentro una grotta. LUCE ! Una luce accecate, un tuono, Nave aveva Squagliato completamente e noi eravamo vivi.<br />
Avevo una torcia e l'accesi, stesi per terra le coperte che la mia compagna aveva preso prima della fuga, ce la feci sdraiare sopra.<br />
Aveva il respiro affrettato, le chiesi cosa potevo fare e lei mi disse "niente... so come si fa.... lasciami sola.... anzi, levati di torno...".<br />
Uscii fuori, a guardare stelle che non riconoscevo. In tasca avevo un pacchetto sgualcito con qualche sigaretta. Non so quanto tempo rimasi lì, mi sembrò un secolo, a scrutare il buio e a fumare.<br />
Intravidi delle ombre lontane che si avvicinavano e nel silenzio di quella notte mi sforzai di cogliere il più piccolo rumore... rumore di passi sull'erba... dialoghi...<br />
Sentii il pianto del bambino, spensi l'ultima sigaretta ed entrai.<br />
Lei mi guardava sorridendo dolcemente, con il bambino sopra la pancia.<br />
Mi inginocchiai, le accarezzai la fronte sudata e le dissi : non è andata poi così male, sai? C'è gente come noi su questo pianeta, Maria.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-24862581094211022582012-12-20T21:33:00.000+01:002012-12-20T21:33:28.617+01:00il Gazzilloro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-Yz4S3YFcOnw/UFDFKHMml5I/AAAAAAAAAPY/Vq2B8Ne1kqw/s1600/galassie_01.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="151" src="http://1.bp.blogspot.com/-Yz4S3YFcOnw/UFDFKHMml5I/AAAAAAAAAPY/Vq2B8Ne1kqw/s200/galassie_01.jpg" width="200" /></a></div>
E' il 10 ottobre del 1492, mi trovo sopra un armadio e sto guardando Cristoforo Colombo, chino a studiare le sue carte per l'ennesima volta. Tra un'ora sorgerà il sole, e qualcuno griderà "terra ! terra !".<br />
Mi viene in mente che un ottobre di molti anni fa entravo all'Accademia Aeronautica di Pozzuoli, bocciato come aspirante pilota ma selezionato come aspirante ingegnere; ero un buon studente, superai il biennio e mi mandarono a Pisa, dove conobbi Rita, dolce fanciulla con i capelli rossi e gli occhi verdi, presi la laurea e infine superai l'esame di stato.<br />
In pochi mesi accadde di tutto: ci sposammo, non rinnovai la ferma militare e ci trasferimmo a Torino, dove ero stato assunto dalla Fiat Aviazione.<br />
Torino divenne la nostra città: passai a lavorare all'Aeritalia, nacque la nostra Valentina e crebbe bella e intelligente, mentre con gli anni cresceva anche la mia carriera, di ingegnere prima e di scenziato poi.<br />
L'Aeritalia era diventata Alenia, e poi Alenia Spazio, quando l'Italia entrò nel consorzio europeo per la conquista dello spazio, e per me si aprirono le porte di contatti prestigiosi e intellettualmente stimolanti.<br />
Ma ogni volta che avevo tempo libero, la mia mente tornava allo stesso pensiero: come ricavare, da una piccola fonte di energia, una forza così grande da vincere la forza di gravità ?<br />
Ad un certo punto, mi sembrò di aver trovato la soluzione teorica, e incominciai a fare piccoli esperimenti, in segreto, portando in casa una minima attrezzatura.<br />
Proprio all'inizio dell'anno 2000, riuscii a costruire un amplificatore di energia, e ne ricavai il primo e unico motore magnetico della storia; per sperimentare, lo montai dentro una cassetta, misi la cassetta all'estremità di un lungo banco di lavoro, poi feci generare al motore un polo magnetico 50 centimetri più avanti della cassetta, e questa partì a razzo non appena la forza di attrazione del polo artificiale superò la forza di gravità.<br />
Rifeci l'esperimento creando il polo 50 centimetri sopra la cassetta, e questa si alzò, e se non avessi spento il motore avrebbe continuato ad alzarsi all'infinito, inseguendo il polo che lei stessa creava.<br />
Sarebbe stata un'invenzione da premio Nobel, e per un attimo immaginai automobili, camion e treni che correvano dietro al loro polo, e aerei giganteschi e senza ali levarsi in volo; ma decisi immediatamente di non divulgarla: tutti i governi della Terra, le Sette Sorelle e tutti gli sceicchi si sarebbero mobilitati per ammazzarmi e ammazzare tutti i collaboratori che avessi coinvolto nel progetto.<br />
Così, tenni tutto per me e studiai ancora.<br />
Quando si possiede energia all'infinito, ti viene voglia di giocare con lo spazio e con il tempo.<br />
Come tutti sanno, se si riducesse quasi a zero il raggio del cerchio che gli elettroni percorrono attorno all'atomo, la Terra intera diventerebbe piccola come un'arancia, pur mantenendo la stessa massa.<br />
Nel giro di un paio d'anni, programmai un piccolo timer che accendesse e spegnesse dopo 10 minuti il motore magnetico: la cassetta con il motore e tutto il resto divenne piccola come un fagiolo, e, al tempo stabilito, tornò alle sue dimensioni originali.<br />
Anche allora non mi passò neanche per l'anticamera del cervello di divulgare: tutti i servizi segreti e le organizzazioni terroristiche avrebbero fatto a gara a catturarmi e a estorcere il modo di miniaturizzare un killer, per ammazzare leader sgraditi e fare stragi a piacimento.<br />
Così, mentre si avvicinava il tempo della pensione e rallentavo le mie attività, cominciai a indagare le possibilità dell'ultimo fattore: il tempo.<br />
Un bel giorno, fatte le opportune modifiche al motore magnetico, lo puntai 60 minuti indietro, ne programmai il ritorno a 60 + 5 minuti, misi nella cassetta un orologio ed anche un coniglio; all'ora X, la cassetta divenne piccola come un fagiolo, poi sparì, e riapparve 5 minuti dopo.<br />
Meraviglia ! L'orologio dentro la cassetta aveva registrato 65 minuti, ed il coniglio era vivo e vegeto !<br />
Che fare ? Pubblicare ? Neanche per idea ! Qualche governante o qualche dittatore pazzo o qualche pazzo e basta mi avrebbe rubato il progetto, giusto per andare nel passato e cambiarlo, e magari qualche capo religioso me lo avrebbe rubato per andare nel futuro, e carpire a Dio la data del giudizio universale.<br />
Cosa che comunque non sarebbe riuscito a fare, perchè il "passato" in qualche modo esiste, ma il "futuro" esiste solo quando diventa ... "passato".<br />
Quello che ho fatto è stato di mettere insieme le mie scoperte e costruire un veicolo dove io stesso potessi entrare, attrezzato con il motore magnetico e la strumentazione necessaria.<br />
Il veicolo che ho costruito con resine leggere somiglia alla cabina di un'Ape Piaggio, è di colore verde-oro, e quando l'ho miniaturizzato la prima volta mi è venuto in mente il nome giusto: Gazzilloro !<br />
Inizialmente ho fatto piccoli viaggi sperimentali: porto il Gazzilloro sul tetto (ho un appartamento all'ultimo piano e pesa solo 20 kg), entro dentro, miniaturizzo, mi alzo fino a 1000, 2000 metri e poi parto, a non oltre 300 km/ora, perchè 20 kg di Gazzilloro più i miei 80 fanno 100 kg in uno spazio più piccolo di un calabrone, e non posso rischiare di trapassare da parte a parte un aeroplano incontrato per aria.<br />
Sono stato in Spagna, Francia, Cipro, anche al Polo Sud, ma sono venuto via subito perchè il Gazzilloro non ha il riscaldamento interno.<br />
Collaudata la miniaturizzazione ed il volo, ho cominciato a spostarmi nel tempo, con molta più tranquillità in epoche in cui non c'erano gli aerei.<br />
Praticamente, poichè il Gazzilloro non è pressurizzato, faccio un grosso respiro, bastevole per una trentina di secondi, lancio il motore a 30.000 km/ora e dopo 30 secondi lo fermo per respirare di nuovo: più o meno, faccio 300 km in 30 secondi.<br />
E così, dopo essere andato per prova sulla Torre Eiffel il giorno dell'inaugurazione, ho deciso di venire qui, per godermi la scoperta dell'America.<br />
Al prossimo viaggio porterò con me mia moglie.<br />
Staremo un po' stretti nel Gazzilloro, ma è troppo divertente. Devo solo convincerla a mollare per qualche ora i suoi pennelli !<br />
Ma ecco che il sole sta per sorgere, l'America sta per essere scoperta e Colombo sta per passare alla storia.<br />
A proposito, mi ripromettevo di stabilire una volta per tutte di che nazionalità fosse l'illustre navigatore, ed ora non ho più dubbi: quando nessuno lo ascolta ed è arrabbiato, Cristoforo smoccola in genovese !Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-82364741803229319372012-11-30T20:47:00.000+01:002012-11-30T20:47:35.241+01:00Il reclutatore<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"></span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"></span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-6dWu20H08uc/T0fxlZ8lXjI/AAAAAAAAAMU/8lyuepQ7wv0/s1600/imagesCA87ACTR.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-6dWu20H08uc/T0fxlZ8lXjI/AAAAAAAAAMU/8lyuepQ7wv0/s1600/imagesCA87ACTR.jpg" /></a></span></span></div>
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">E va bene, mentre prendiamo questo
aperitivo ti racconto tutta la verità.<o:p></o:p></span></span></span></span></div>
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">
<span style="font-family: inherit;">
</span>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="line-height: 115%;">Sono un rappresentante della GSD,
General Support Distribution Ltd., anzi, sono l’unico rappresentante, ma questo
non è importante perché in realtà la GSD non esiste. </span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="line-height: 115%;">O meglio, esiste solo
sulle carte che mi porto nella valigetta, fornisce prodotti che esistono solo
su queste carte ed ha una sede che cambia ogni volta che </span><span style="line-height: 115%;">arrivo. </span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="line-height: 115%;">No, non mi
chiedere da dove vengo, te lo dico dopo. </span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="line-height: 115%;">Diciamo che ad un certo punto io
compaio su un pianeta, di solito mescolato tra quelli che hanno appena passato
la dogana, ho le carte in regola con tutti i timbri, la valigetta, soldi
contanti e vado subito a prenotare un viaggio per qualche altra destinazione.
</span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="line-height: 115%;">Esco dallo spazioporto, fisso un albergo e poi mi metto in moto. Cerco qualche
Autorità o qualche Manager, fisso appuntamenti, presento i prodotti che mi
sembrano più appetibili, la tiro in lungo fino a che ad un certo punto
sparisco. </span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="line-height: 115%;">Perché vedi, il mio obiettivo non è affatto quello di vendere
qualcosa, ma di prendere qualcosa.<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-family: inherit;">
</span>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Tu sai come girano le
cose nella galassia. </span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Abbiamo questo Supremissimo, che si fa chiamare Little Daddy, quello
che da più di mille anni comanda in maniera assoluta e che ormai di umano avrà
solo qualche pezzo di cervello, con tutte le protesi che si è fatto fare. </span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Tu
sai che comanda attraverso diversi miliardi di androidi ai quali ha dato la sua
faccia da pazzoide crudele, che la sua faccia è su tutte le astronavi, in cima
ai palazzi, su tutti i documenti e sui soldi, perfino sulla biancheria delle persone, per far sentire a tutti che lui
c’è, che sorveglia tutto e tutti, e tu sai che tutti gli esseri umani sono
divisi in due categorie: gli Specialisti e i Generici. E sai bene che ogni
Specialista, dal comandante di astronavi, al manager, al funzionario e perfino
al cameriere di questo bar è semplicemente uno che si è venduto a lui giusto
per avere un po' di potere o un po' di soldi, e per mantenere questo privilegio
o per fare carriera non esita a trasformarsi in spia. E se mai qualcuno degli Specialisti
in questi mille anni ha provato a organizzare una ribellione è stato scoperto e
neutralizzato prima di aver raccolto anche solo due o tre seguaci.</span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">
Little Daddy ha rafforzato il suo potere spingendo al massimo la
globalizzazione. </span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Ogni pianeta della galassia è costretto a produrre una sola
cosa: c’è il pianeta che produce le sedie, quello che fa i tavoli, quello che
fa il grano, quello che fa la birra, quello che fa i trattori e così via.
Arrivano le astronavi a prendere il prodotto di un pianeta e consegnano il
minimo indispensabile che serve al pianeta stesso, e che è stato prodotto negli
altri pianeti. Con questo sistema, neanche voi Generici potete ribellarvi,
perché basterebbe bloccare il flusso di astronavi, e sareste alla fame in poche
settimane prima ancora che arrivi qualche battaglione di androidi a decimarvi.<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-family: inherit;">
</span>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Adesso ti dico una
cosa: io vengo da un pianeta che non c’è. </span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Lo scoprì il mio bisnonno, uno
Specialista ribelle che ebbe il buon senso di confidarsi solo con sua moglie.
Il mio bisnonno costruì un apparecchio, e lo puntò su una mela, che sparì. </span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Fece delle modifiche, finchè altre mele, oltre che sparire, tornarono dopo un tempo da lui stabilito. E poi un giorno una mela ritornò in bocca ad un animaletto peloso, indubbiamente mammifero e respirante ossigeno. Allora insegnò alla bisnonna come usarlo, se lo fece puntare addosso ed entrò in un
universo parallelo, si trovò su un pianeta disabitato ma abitabile, e quando la
bisnonna lo richiamò indietro organizzò la fuga per loro ed i loro figli. </span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Per qualche anno il bisnonno andò avanti e indietro, portando sul pianeta ogni sorta di attrezzature; costruì una casa, portò ancora scorte di cibo, due pecore, una decina di galline, tutte le mappe di tutti i pianeti della galassia e alla fine trasferì definitivamente moglie, due figli e lasciò che l’apparecchio si autodistruggesse.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Una volta organizzata
la sopravvivenza, il bisnonno ricostruì l'apparecchio, più preciso e sofisticato, che permetteva di scegliere il punto esatto dove apparire in qualunque pianeta della galassia.</span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">E così mio nonno prima, poi mio padre e adesso io, faccio continue
scorrerie tra il nostro pianeta che non c’è e i pianeti della galassia. Appaio,
eseguo la mia missione, e al tempo stabilito l’apparecchio mi riporta al nostro
pianeta. Cosa faccio ? Te lo dico subito.<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-family: inherit;">
</span>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Vedi, il progetto del
bisnonno è che il pianeta che non c'è possa produrre tutto quello che serve,
che diventi autosufficiente, e che le persone che lo abitano possano vivere facendo il
lavoro che vogliono. </span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Per ottenere questo, la mia missione è di andare su un
pianeta che abbia una tecnologia o un prodotto che ci serve e portarlo via con me,
ma soprattutto, se trovo una persona che vuole cambiare la sua vita, la mia
missione è di portarla sul nostro pianeta: ormai siamo più di diecimila, tra
gente che abbiamo trasferito e figli nati da loro.<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-family: inherit;">
</span>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">Adesso ascolta bene,
perché tra poco il mio tempo finisce.<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-family: inherit;">
</span>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;">Sono venuto sul tuo
pianeta perché voi coltivate le rape per tutta la galassia.</span></span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;">Noi non abbiamo
rape ed ho già preso un bel sacchetto di semi, ma cercavo anche una persona che
sapesse coltivare le rape, e tu sei una Generica esperta di rape, e non sei solo
una bella donna con i capelli rossi e gli occhi verdi, sei anche una persona
che ha voglia di libertà. </span></span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;">Perciò ti dico, vieni via con me, sul mio pianeta.
</span></span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;">Dovrai coltivare le rape e insegnare a qualcuno dei nostri ortolani a farlo,
poi potrai sceglierti il mestiere che vuoi, qualunque mestiere, anche fare l’artista, se vuoi.
</span></span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;">Ecco, l’aperitivo è finito, hai deciso ? </span></span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;">Si ? </span></span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;">Splendido, nessuno sta facendo
caso a noi, dammi la mano e facciamoci trasferire insieme. </span></span></span><br />
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;">Ah, senti Ruth, non c’è
fretta, magari prima ti organizzerai un po' e poi mi risponderai, ma …. che ne
diresti di sposarmi ?</span></span></span></div>
</span><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
</div>
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-25054036332304909422012-11-03T21:22:00.000+01:002012-11-03T21:22:01.555+01:00Più veloce della luce<div align="left" class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-mm1EDVI_Lgw/T0P_9tyepSI/AAAAAAAAAME/2a67BW00lZo/s1600/enterprisw.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-mm1EDVI_Lgw/T0P_9tyepSI/AAAAAAAAAME/2a67BW00lZo/s1600/enterprisw.jpg" /></a></div>
Quando gli scienziati scoprirono che non si poteva superare la velocità della luce, e che quindi l'uomo non sarebbe mai andato sulle stelle, alla maggior parte dell'umanità non gliene fregò niente.<br />
Qualcuno rifece i calcoli "n" volte e abbandonò la partita, qualcun altro si mise a fantasticare di motori atomici, quantici, a base di neutrini o che altro, accoppiati all'ibernazione, senza cavare un ragno dal buco.<br />
Ma in tutte le faccende dell'umanità, prima o poi nasce un Genio.<br />
Ed i Geni hanno la straordinaria capacità di far diventare semplice ciò che è difficile.<br />
Circa 800 anni fa, Philip Nosthat Snif, Professore emerito di fisica della Columbia University, ebbe l'idea che nulla fosse più veloce del pensiero, neanche la luce, e quindi trovò finanziamenti adeguati e creò il primo gruppo di ricerca per studiare il pensiero.<br />
Circa 300 anni dopo, dalle innuverevoli ricerche effettuate, Ronald Began Junior, estrapolò la seguente conclusione: occorreva svolgere una selezione di uomini (e donne) a livello mondiale, per individuare soggetti la cui "forza" pensatoria fosse veramente straordinaria.<br />
Nacque così la ristrettissima cerchia dei capaci, cui le autorità assegnarono il nome semplice ma molto onorevole di Pensatori.<br />
Altri 300 anni di tentativi senza successo, anzi, non pochi Pensatori, concentrandosi sul raggiungimento di una stella tramite il pensiero, impazzirono.<br />
Finchè, un altro Genio indiscusso, Thomas Lickcrumbs del MIT, ipotizzò che la pazzia dei pensatori fosse dovuta al fatto che essi con la mente riuscivano ad andare "altrove", ma non andandoci con il corpo finivano per impazzire. Raccogliendo i racconti di quelli che riemergevano dalla pazzia, Thomas non li considerò "deliri", ma prove che il viaggio fosse possibile, e teorizzò che per "portarsi dietro" il proprio corpo e anche attrezzature materiali, i Pensatori dovessero andare a concentrarsi in luoghi dove vi fosse una parte sottile tra i mondi, vale a dire una ... discontinuità nello spazio.<br />
Il resto lo sapete. I governi cercarono e selezionarono individui capaci di vedere le "discontinuità"; queste persone furono chiamate con il nome semplice ma onorevole di Rabdomanti.<br />
Negli ultimi 100 anni i Rabdomanti hanno scoperto diverse discontinuità, ed i Pensatori portati lì davanti hanno "attraversato" la sottile parete, trasferendosi nei mondi lontanissimi su cui riuscivano a concentrare il pensiero.<br />
Certo, qualche Pensatore morì perchè nel "pensare" il mondo di arrivo dimenticò di escludere i pianeti con atmosfera corrosiva, qualcun altro non sapeva nuotare e dimenticò di pensare "voglio arrivare su terra e non nell'acqua", ma alcuni Pensatori veramente in gamba riuscirono a spalancare le porte alla colonizzazione dei mondi lontani, oltre che a diventare spaventosamente ricchi: il pensiero infatti è "unico", non copiabile, e quindi chi apriva una volta una porta era l'unico in grado di ripetere la performance... e di prendersi la royalty.<br />
Francamente, invidio un po' Arheta Frankdot, che ha stabilito una strada fino al pianeta 474OMB della stella 89KK del Cigno: tra poco sarà pronto un treno composto da 600 vagoni, stanno ultimando le rotaie che conducono fino alla discontinuità, dove Arheta porterà di là se stessa in cima al convoglio e una quantità enorme di persone e attrezzature. Quello che ci vuole per costruire la prima colonia terrestre nello spazio. Arheta diventerà ricchissima e così pure Abel Cain, il Rabdomante che per lei scroprì la discontinuità.<br />
Mi chiamo Dan Coppergold, sono un Rabdomante e vivo insieme a due persone splendide: Jhonny Toogood e sua moglie Rebecca.<br />
Jhonny ed io siamo stati amici fin dall'infanzia, stesse scuole, stessi sogni, stesse amicizie e ad un certo punto lo stesso amore, Rebecca appunto, una splendida rossa con gli occhi verdi.<br />
Ci separammo solo dopo la laurea, ma quando ci incontrammo e scoprimmo che lui era diventato Pensatore ed io Rabdomante, decidemmo di vivere nello stesso appartamento, io, lui e sua moglie Rebecca, anche lei ricercatrice del CNS, Centro Nosthat Snif.<br />
Modestamente, io qualche discontinuità l'ho trovata, andando in giro qua e là, ma Jhonny continua ad essere in lista di attesa: fin'ora, non è stato mai selezionato per entrare in qualche discontinuità.<br />
Lui ne soffre, ovviamente, si arrovella, è sempre più sfiduciato, nervoso, immusonito, ed io farei non so che cosa per favorirlo, se dipendesse da me.<br />
Stamani è successa una cosa veramente incredibile.<br />
Ero andato nel ripostiglio a prendere gli scarponi da rabdomante che tengo nell'ultimo ripiano di uno scaffale, salendo sulla scaletta.<br />
Si è rotto il terzo piolo, sono caduto giù, ho battuto il mento su uno scaffale e sono rimasto a terra tramortito.<br />
Piano piano, a parte l'atroce mal di testa, ho ricominciato a vederci chiaro, tranne .... tranne un puntino di neanche mezzo centimetro appena all'esterno di un montante dello scaffale.<br />
Ora, io un certo fiuto ce l'ho, ed ho capito subito di avere davanti agli occhi una discontinuità.<br />
Ci ho infilato dentro una matita che avevo nel taschino, l'ho vista entrare e non l'ho vista uscire dall'altra parte, l'ho mossa in cerchio ed ho allargato la discontinuità... Fantastico, incredibile. Ho legato la matita al montante, in modo da tenere aperta la discontinuità, e sono andato a medicarmi il bernoccolo ed a pensare a quanta felicità mi avrebbe dato questa scoperta.<br />
Felicità... Non era invece felice Jhonny quando rientrò: aveva di nuovo perduto una selezione, e non c'erano in vista altre discontinuità da assegnare.<br />
Era veramente a terra, e per consolarlo gli dissi che non era poi così raro trovare discontinuità, che doveva avere fiducia, poi, di fronte al suo profondo scoramento, gli raccontai del ripostiglio.<br />
Jhonny mi ascoltava con gli occhi febbricitanti di emozione, mi artigliava il braccio, e poi e poi... Mi disse che aveva con se l'attrezzatura da esploratore, che voleva andare subito nella discontinuità e al diavolo i selezionatori e le regole.<br />
A nulla valsero le mie proteste: non puoi dire di no al tuo migliore amico che ti implora di avere una chance !<br />
E va bene, abbiamo allargato la discontinuità, è entrato, adesso è di là, e parliamo attraverso gli auricolari che stanno in cima alla corda, quel filo incredibilmente sottile che lega il Pensatore che è di là a chi sta di qua, e permette di parlare, e anche di inviare soccorsi.<br />
- Dan, è un mondo bellissimo, una natura rigogliosa ma pulita, aria, acqua....<br />
- Jhonny, fai qualche foto okai ? Qualche foto e poi rientra.<br />
- Si, ma aspetta, c'è gente, molte persone, sembrano amichevoli, si avvicinano...<br />
- Jhonny, adesso basta, non hai la qualifica per comunicare con alieni, torna indietro !<br />
- Dan, piantala, qui non ci sono rischi, figurati, sembra tutto pervaso da una musica stereo...<br />
- Cribbio Jhonny, ok, non buttare al vento la tua scoperta, vieni qui e andiamo dai capi.<br />
- Dan, va tutto bene, mi stanno parlando, vogliono sapere come ho fatto ad arrivare.<br />
- Jhonny non glielo dire ! E' un segreto militare, porca miseria !<br />
- Inutile Dan, hanno già capito, dicono che anche loro conoscono le discontinuità, e vanno dove gli pare da sempre<br />
- E va bene, adesso basta, saluta e dì loro che tornerai...<br />
- Ehi Dan, sai che buffo, dappertutto sono spuntate tavole imbandite, ora si mangia...<br />
- Jhonny, finiscila, vieni via !<br />
- Si si, OK, non ti arrabbiare, mangio un boccone con questa splendida gente e arrivo. <br />
Prima o poi, nella vita viene il momento in cui devi prendere decisioni irrevocabili, se sei onesto, più per il bene degli altri che per il tuo, e dopo che le hai prese devi portarne il peso per sempre.<br />
Ho pensato a Jhonny, che finalmente avrebbe avuto la sua gloria, e soldi a non finire, e conferenze e onori come tutti i Pensatori di successo, ho pensato a Rebecca, che avrebbe visto un marito ora scontroso, immusonito e sempre pieno di problemi trasformarsi in un marito di successo, al centro delle attenzioni di tutti, sempre più in alto nella scala sociale, più in alto rispetto a lei, coraggiosa piccola donna dai capelli rossi e dagli occhi verdi, che teneva fede coraggiosamente alla promessa fatta davanti all'altare...<br />
Ho buttato dentro il capo della corda.<br />
La discontinuità si è già ridotta ad un centimetro quadrato.<br />
Tra poco sposterò di pochissimo lo scaffale; basterà per turbare l'equilibrio cosmico.<br />
La discontinuità sparirà per sempre. Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-32718827981225629372012-09-17T21:04:00.000+02:002012-09-17T21:04:09.087+02:00Il meccanico Indipendente<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-D4dpKgzFaG0/T0IrAJiDXgI/AAAAAAAAAL8/NvEvO_w0jks/s1600/2images.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-D4dpKgzFaG0/T0IrAJiDXgI/AAAAAAAAAL8/NvEvO_w0jks/s1600/2images.jpg" /></a></div>
<span style="font-family: inherit;">Ce l’avevo fatta, in barba alle pattuglie della Federazione.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Ero emerso dall’iperpazio quasi addosso al quinto pianeta di
C27U9, mi ero fiondato giù con la scialuppa nella zona notte, avevo individuato
la miniera (evviva la mappa che avevo vinto ai dadi a quel vecchio rudere di un
Oxy !) ed in poche ore avevo raccolto un paio di quintali di Pinzimonio, il
non-metallo iperconduttore con il quale si fanno i più sofisticati
circuiti elettronici.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">E poi via, per tornare alla mia Nave prima che la notte finisse,
stivare il raccolto nel terzo container e mettermi ai comandi per la
procedura di partenza.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">La mia Nave è conosciuta come “Bruco” in tutti gli
spazioporti della Galassia. Ha la testa, un vecchio yacht col motore
potenziato, e dietro traina una serie di container, dove tengo stivati i miei
tesori.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Sono un meccanico indipendente, vado dove mi pare e aggiusto
quello che mi pare, e di lavoro ce n’è ragazzi, in tutti gli spazioporti: non
sono molti quelli che possono spendere nelle Officine Autorizzate, e poi ci
sono quelli che hanno esigenze che è meglio non far sapere agli sbirri della
Federazione…</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Sto per premere il pulsante dell’iperspazio quando nell’angolino
in alto a destra del radar mi compare qualcosa che non dovrebbe esserci.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Indago, sono fatto così.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">E in pochi minuti passo attraverso tutti gli stati d’animo.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Oddio, è una Pattuglia…. No, troppo grossa.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">E’ un incrociatore da battaglia della Federazione…. Sono fritto.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Però sta fermo … ingrandisco… è pieno di buchi… Perbacco, è morto.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Se è un rottame di qualche battaglia con i Mondi Liberi
Riuniti, è la volta che divento ricco, sai quanto vale in rottami una bestiola
così ?</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Vado a vedere… Cribbio, c’è qualche oblò illuminato a prua,
zona plancia… La radio gracchia… una voce di donna: “Qui è l’incrociatore da
battaglia Tempestoso, della Federazione Galattica: identificatevi
immediatamente e accostate !”</span><br />
<span style="font-family: inherit;">C’è qualcosa di stonato, penso per un microsecondo e rispondo “Calma
sorella, da quando in qua i trabiccoli della Federazione non accostano ma
chiedono di essere accostati ? Mi sembrate messi maluccio e io non accetto
ordini, conto fino a cinque e me la squaglio”</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Il tono cambia subito “Abbiamo qualche problema… che stiamo
risolvendo… siete dei civili… dove siete diretti ?”</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Occhei, non è un rottame da prendere ma qualcosa ci posso
ricavare. Assumo un tono ufficiale: “Apparteniamo alla gilda dei meccanici
(balla n. 1), alla Base ci stanno aspettando (balla n. 2), serve aiuto per
risolvere i … vostri problemini ?”</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Va bene, ci mettiamo d’accordo per un’ispezione ai danni: mi
avvicino ed io, uno di noi (balla n. 3 perché sono solo), esco e vado con la
scialuppa monoposto verso uno squarcio a poppa dell’incrociatore. Entro e
cammino, raggiungo la zona ancora a tenuta stagna e mi fanno entrare in
plancia.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Wow che macello ! Qua è tutto scassato e frantumato, e non
ci sono più di dieci membri dell’equipaggio, cinque terragni, due tubi
trasparenti di Oxy, qualche emiuomo di Sirio, difficile contarli perché si
sdoppiano e si riuniscono continuamente.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">La capa in uniforme avrà trecento anni ma è dritta come un fuso e
imperiosa. Dico: “Ciao sorella, dammi la piantina della nave che faccio
un giro, cominciando dalla sala macchine”. “Nessuna pianta, ti ci porto io e
non sono tua sorella”.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Ecco, fine del giro, siamo di nuovo in plancia, dove hanno
fatto una specie di caffè, e questa è la situazione:</span><br />
<span style="font-family: inherit;">“Tutti e due i giroscopi fottuti, uno è riparabile con i
pezzi dell’altro, nel motore atomico si è aperto un buco attraverso il quale le
barre di uranio sono volate via, volendo ho delle barre di scorta per sostituirle, il cervello di
bordo è scioccato e tonto come una mucca tonta, dovrei isolare tutti i sensori
non necessari e riprogrammarlo, le piante idroponiche sono quasi tutte morte:
mission impossibile, avete 72 ore di aria. </span><span style="font-family: inherit;">Meglio che veniate a bordo del Bruco, vi attrezzo un
container, magari… ecco, magari prendo il Tempestoso a rimorchio della MIA (e
sottolineo MIA) nave”.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">La capa mi trapassa con gli occhi “No, noi la nave non l’abbandoniamo
(e sottolinea…perché non è gnugna ed ha capito al volo che… una nave abbandonata e rimorchiata
appartiene a chi la rimorchia). Invece tu in 72 ore ripari i guasti, noi ti
aiutiamo, partiamo e riportiamo alla base la nave e ….(pausa ad effetto) la sua
cassaforte”.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Ci penso su un attimo, ovviamente non è il business della
mia vita, ma le navi della Federazione, si sa, hanno ricchezze a bordo, se non
altro gli stipendi dell’equipaggio e quindi, meglio di niente…e poi io non so
dire di no, sono fatto così.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">“Va bene nonnina, divido l’equipaggio in squadre e le distribuisco a fare i lavori preliminari, così io mi occupo solo del
difficile”. “Va bene, e non sono tua nonna, e le squadre le faccio io”.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">60 ore senza un attimo di respiro, metti la tuta, togli la
tuta, leva questo e collega quest’altro…C’è una terragna piuttosto sveglia che
mi aiuta molto, è una rossa con gli occhi verdi, e del fatto che è sveglia me ne accorgo quando la carico nella
scialuppa monoposto per andare a prendere le barre d’uranio nel container: ci
mettiamo 35 minuti, anziché 15.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Alla fine sono esausto, devo dormire qualche ora prima di
riprogrammare il computer, chiedo dov’è che posso andare a riposarmi e la nonnina
sorride a tutta bocca (dio quant’è furba !): “le camere dell’equipaggio sono disastrate,
milord, accomodati nella mia, puoi anche fare una doccia, e fra tre ore vengo
io a svegliarti”.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Ed eccomi davanti al Cervello tonto, che ha la voce
strascicata da cameriere inglese e la prosopopea da robot-so-tutto-mi. Mi da ai
nervi e gli cambio subito la voce, una bella voce calda da cantante di soul.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Ci vogliono sei ore per staccare il cervello da tutte le
parti non funzionanti e non essenziali del Tempestoso, e qualche difficoltà a
fargli capire che l’unico giroscopio deve funzionare al contrario: se vuoi
andare a destra devi girarlo verso sinistra.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Bene, ho finito, e anche le colture idroponiche funzionano, c'è aria a volontà. “Allora, ammiraglio, vogliamo dare una
sbirciatina a questa cassaforte ?”.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">E’ formale, la vecchia ragazza, e mi porge un modulo: “Bene
figliolo, la Federazione ti sarà grata per aver salvato il Tempestoso. Ecco,
compila il modulo, mi raccomando, scrivi bene il tuo IBAN, e vedrai che a breve riceverai un
compenso adeguato”.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Rimango senza fiato, come un baccalà fuori dall’acqua: l’IBAN
io ? Per farmi beccare dalla Finanza della Federazione ? Avrei voglia di
strozzarla, la vecchia gallina, se non fosse che con la coda dell’occhio vedo
che tiene l’altra mano appoggiata al calcio del fulminatore…</span><br />
<span style="font-family: inherit;">E va bene, scoppio a ridere, piglio il modulo e lo strappo, giro sui tacchi e
me ne vado.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Sono di nuovo in cabina, nel Bruco, guardo il Tempestoso che
sta scomparendo nell’iperspazio e mi accingo a partire anch'io.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Anche stavolta non sono riuscito a diventare ricco, ma che
ci volete fare, sono fatto così.</span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-29723608026434626962012-08-30T15:30:00.000+02:002014-07-12T15:59:24.919+02:00Di tutto un po': Fiat 626<a href="http://danilovaselli.blogspot.com/p/fiat-126.html?spref=bl">Di tutto un po': Fiat 626</a>: Gli ultimi FIAT 626 uscirono dalle catene di montaggio nel 1948, ma per molti anni ancora questo piccolo camion sarebbe stato il compagno fe...
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-1772706667364581352012-05-22T00:03:00.000+02:002012-05-22T23:10:40.941+02:00Destino di famiglia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-GYWHbyswHM8/T7q7fSKFA6I/AAAAAAAAANk/co3t7BuNp4A/s1600/Cattura.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="196" src="http://3.bp.blogspot.com/-GYWHbyswHM8/T7q7fSKFA6I/AAAAAAAAANk/co3t7BuNp4A/s200/Cattura.JPG" width="200" /></a></div>
In questo fine maggio freddo e piovoso, mi è capitato di riprendere in mano un libro dedicato al mio paese e dove è possibile leggere i documenti che raccontano qualcosa della mia gente, nel senso latino di gens, o etrusco di clan, a partire dagli antenati di oltre tre secoli fa.<br />
I Vaselli erano e rimasero mezzadri, coltivavano terre di cui non erano e non divennero mai padroni.<br />
Così bravi nel loro mestiere da consegnare al padrone di turno sempre più di quello che si aspettava, così bravi che la parte di raccolto che potevano trattenere era sufficiente a garantire loro un tenore di vita migliore di quello degli altri mezzadri.<br />
Così bravi da meritare di pagare anche le tasse ai padroni dei padroni, che prima erano i granduchi di Toscana e poi i re d'Italia.<br />
Erano talmente bravi nel loro mestiere che i padroni avevano bisogno di loro, li chiamavano alla loro presenza e qualche volta li invitavano a tavola. Ma durava poco.<br />
La mia gente era umile ma non serva, parlava francamente e con rispetto del comune seppur diverso interesse, per cui i padroni prima o poi non li invitavano più a tavola con loro, tanto per rimarcare la differenza: caro Vaselli, sei bravo si, ma non illuderti di essere nostro pari.<br />
Neanche gli altri, mezzadri o bifolchi che fossero, amavano la mia gente: quando i Vaselli erano in auge erano ritenuti superbi che era meglio temere, e quando non erano in auge si mormorava che lo meritassero, per aver voluto puntare troppo in alto.<br />
Il ramo principale dei Vaselli coltivò sempre il podere di Fonteluco, il più grande e più bello del Pian della Bestina, e i rami cadetti coltivarono molti dei poderi a qualche ora di cammino, intorno al paese di Serre di Rapolano. Erano un clan forte perchè numeroso, solidale.<br />
Poi la filosofia socialista, arrivata nei paesi durante la generazione che precedette la mia, distrusse la famiglia come entità allargata e solidale, e successivamente la filosofia dei diritti uguali per tutti, arrivata con la mia generazione, provvide a disperdere le famiglie-clan: tanti mestieri e non più un solo mestiere di famiglia, tanti e tanti chilometri tra biscugini e cugini, tra zii e nipoti e poi tra padri e figli, e nipoti.<br />
La generazione dopo la mia ha sostituito cento o duecento parenti con altrettanti amici, amici delle medie, del liceo, dell'università, ancora più dispersi nel mondo.<br />
Una volta, per non sentirsi soli la sera, si poteva fare una camminata di qualche centinaio di metri per andare a trovare un cugino e parlare di lavoro, di salute, della festa da organizzare, o per raccontare cosa aveva fatto uno o l'altro.<br />
Adesso ci si collega via internet con un amico, per parlare delle stesse cose, ma senza respirarsi addosso, senza una stretta di mano, "ciao, e mi raccomando, se ci fosse bisogno chiama, faccio cinquecento metri, pardon, cinquecento chilometri e arrivo subito".<br />
Ed io ? Io sono rimasto mezzadro come i miei antenati, ho fatto rendere per conto di altri aziende che non ho mai posseduto ma ne ho ricavato abbastanza per far vivere bene i miei cari, sono stato invitato spesso a tavola dei vari padroni e poi allontanato, ma non ho potuto nè appartenere ad un clan di parenti nè avere un clan di amici.<br />
Ma va bene così, purchè riesca a far durare il giochino del mezzadro fino all'ultimo.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-81545970714050747152012-03-06T19:04:00.000+01:002012-03-06T19:04:23.576+01:00Il seguito de "La Volpe e l'uva"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-oiQUfW7gBW4/T1ZRLFBLloI/AAAAAAAAAMk/xRKFurgabws/s1600/IMG_8454.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-oiQUfW7gBW4/T1ZRLFBLloI/AAAAAAAAAMk/xRKFurgabws/s320/IMG_8454.jpg" width="240" /></a></div>
Da quando Fedro consegnò la favola all'imperatore Claudio e alla Storia, tutti parlano male della povera volpe, portandola ad esempio di ogni nefandezza. SUPPONENZA (perchè non sogni un grappolo alla tua portata ?), SUPERBIA (non raggiungi l'obiettivo ? non dare la colpa a qualcun altro, o all'obiettivo stesso), VILTA' (se non ce la fai, non dire che tutto sommato non ti interessava).<br />
Purtroppo succede a molti di essere "fotografati" in un istante solo della loro vita e di passare alla storia solo per quella fotografia.<br />
E così vi racconto il seguito.<br />
Un altro giorno, la volpe percorreva un sentiero, ed aveva una fame terribile.<br />
Incontrò un uccelleto morto, piuttosto repellente. Lo annusò, disse "mmmh che buono !" e se lo mangiò.<br />
Ci fosse stato Fedro lì, sul posto, la volpe sarebbe passata alla storia come esempio di virtù: MODESTIA (prendi ciò che le tue capacità di consentono di prendere), UMILTA' (non mi piace, ma ne ho bisogno), SAGGEZZA (se devo fare una cosa che non mi piace, mi peserà di meno se penso che non sia poi tanto tremenda).<br />
Ora, la morale delle favole è che nessuno è mai in una maniera sola.<br />
Viviamo, a volte siamo modesti, a volte supponenti, a volte ci umiliamo, a volte siamo superbi, a volte la saggezza viene scambiata per viltà e viceversa.<br />
E allora, se prendiamo atto che siamo fatti così, non dovremmo mai, a nostra volta, pensare o dire che gli altri sono in una maniera sola.<br />
E quando il comportamento di qualcuno ci sconcerta, dovremmo o passare oltre, fregandocene, oppure, se proprio gli vogliamo un po' di bene, cercare di capire ... cosa c'è sotto, e compatire, o accettare, o perdonare. Proprio come vorremmo che gli altri facessero con noi.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-6655283904515874322012-02-19T23:23:00.004+01:002012-02-19T23:23:35.720+01:00Il primo amore non si scorda mai<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-nYnaa5U9W2Y/T0F2NsRselI/AAAAAAAAAL0/BGN29_CGesQ/s1600/finestra.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-nYnaa5U9W2Y/T0F2NsRselI/AAAAAAAAAL0/BGN29_CGesQ/s320/finestra.jpg" width="233" /></a></div>
Sarebbe meglio dire "la prima cotta", ed anche se è passato più di mezzo secolo, ancora ricordo il doppio nome, il doppio cognome e l'indirizzo della fanciulla che per prima mi fece battere il cuore.<br />
Essendo di origine campagnola, sapevo bene come si svolgevano certe cose ed altrettanto bene sapevo di aver poche speranze: ero in quinta elementare, mi ero innamorato della maestrina della terza ed il massimo cui potevo aspirare era di poter ballare con lei.<br />
Quell'anno ci sarebbe stata una festa da ballo per gli alunni della quinta, quelli che si fermavano lì e quelli che avrebbero passato l'estate a studiare per l'esame di ammissione alla scuola media, e affronatre da settembre la quotidiana trasferta di 30 chilometri, dal paese a Siena, dove c'era appunto la scuola media.<br />
I genitori avevano fatto le cose in grande, prenotando il dancing nel bosco in cima al paese, con la pista da ballo all'aperto, profusione di spuntini e dolci, luci, palloncini colorati e bibite.<br />
E tra le bibite, trionfava la Roveta, un'aranciata deliziosa in una bottiglietta a forma di arancia, con il vetro trasparente e rugoso.<br />
L'orchestrina del paese suonava e tutti ballavamo, ma il coraggio di invitare la mia bella proprio non mi veniva, finchè.....<br />
Arrivò il momento del ballo della scopa, vecchia tradizione delle feste nell'aia durante la mietitura.<br />
Le coppie cominciavano a ballare e un cavaliere entrava in pista con una scopa, la metteva in mano ad un altro e gli rubava la dama; il derubato dava la scopa ad un altro dame e così via, finchè la musica si sarebbe interrotta di colpo, e chi aveva la scopa in mano in quel momento sarebbe stato il cavaliere del ballo finale.<br />
E così, quando mio zio, che suonava la tromba, interruppe di colpo il suo favoloso assolo di In the Mood, la scopa era in mano mia.<br />
Ora toccava alle dame di far girare la scopa.<br />
L'orchestra attaccò Rosamunda, una polka indiavolata di quelle che ti tagliano le gambe, e il mio babbo, che suonava la fisarmonica e la sapeva lunga, interruppe la musica quando la scopa ce l'aveva la mia bella !<br />
Ah che emozione ! Urla, fischi, schiamazzi e aranciata a go-go, giusto per riposarsi un po'.<br />
Poi si fece silenzio, genitori e bambini si misero intorno alla pista ed entrò la coppia finalista.<br />
Feci un compito inchino alla mia maestrina e cominciammo a ballare un lento valzer, il valzer della vedova allegra, pezzo forte di mio padre alla fisarmonica e omaggio al nome che mi avevano dato.<br />
Anche se non potevo stringere troppo perchè la mia maestrina aveva il seno puntato dritto tra i miei occhi, guidavo benino il ballo, attento a non pestarle i piedi, mentre la gente intorno batteva le mani, e verso la fine cominciò a gridare "bacio ! bacio !"<br />
E così fu, un sonoro muah muah che mi fece toccare il cielo con un dito e mi lasciò il trofeo del rossetto sulle guance.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431409828419851247.post-3883321204900945112012-01-27T18:21:00.000+01:002012-01-27T18:21:27.435+01:00Mammellozzi<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-iRhZeugx0cE/Tx2eCMLzS3I/AAAAAAAAALI/M7Z2EHIxNfE/s1600/finestra.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://4.bp.blogspot.com/-iRhZeugx0cE/Tx2eCMLzS3I/AAAAAAAAALI/M7Z2EHIxNfE/s320/finestra.jpg" width="233" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: white;">Dalla finestra di un castello...</span></td></tr>
</tbody></table>
Quando ancora non esistevano i GPS per trovare le coordinate di un punto, c'era la BSA.<br />
Ero uno degli Artiglieri Topografi della Batteria Specialisti Artiglieria (BSA) del 131° Reggimento Artiglieria Corazzata della Divisione Centauro, e ci avevano insegnato a maneggiare bussola e mappe, teodolite e tavola dei logaritmi per trovare latitudine, longitudine e altezza di un punto e riportarlo su una mappa.<br />
Ovviamente in quel "punto" bisognava andarci, e ci stavamo appunto andando, in una mattina di febbraio dalle parti della Baraggia, nel vercellese.<br />
Era la prima esercitazione pratica e sul camion telonato faceva un freddo boia, nonostante scarponi, doppi calzini, doppia maglia di lana, maglione militare, tuta mimetica e cappottone grigoverde.<br />
Ci precedeva la camionetta del Capitano, un tipo che parlava poco e quando parlava lo faceva a bocca quasi chiusa, giusto per essere più sintetico.<br />
Ad un certo punto il camion si fermò, e apparve il Capitano per indicare un paracarro con il suo bravo catarifrangente lungo la stradina a malapena asfaltata e dire "due giù, prendere questo paracarro e caricare, cinque minuti. Azione".<br />
Perchè dovessimo sradicare e portar via i paracarri era un mistero.....<br />
Lasciata l'ultima stradina, avanzammo ancora tra sterpaglie e saliscendi, inpantanandoci tra fango e neve e facendo ruggire il motore del vetusto Lancia, finchè si arrivò da qualche parte.<br />
Rieccolo: "giù tutti, prendere il paracarro e tutto il resto, tre minuti in marcia. Azione"<br />
Eravamo alla base di un monticciolo coperto da alberi, alberelli e sterpaglie varie, e marciare in salita non era facile: passi per la strumentazione, i viveri e il paracarro del mistero con la sua bella base di cemento, ma ci dovevamo portare addosso anche l'armamentario di guerra, il fucile Garand, l'elmetto, la baionetta, una mitragliatrice Fal e la cassetta delle munizioni.<br />
In cima al monticciolo il Capitano parlò ancora: "posizionare gli strumenti, in bolla, e il tavolino, tra quindici minuti in riga per l'ispezione. Azione". Facemmo...<br />
Il capo controllò, soprattutto la bolla, disse "mmmmm", prese il binocolo per scrutare intorno, poi ci guardò: "uno per volta, identificare sulla mappa quel mammellozzo lì e quel mammellozzo là, e trovare le coordinate di questo mammellozzo qui. Scrivere e non parlare, non copiare. Dieci minuti a testa per consegnare lo scritto.Azione".<br />
Eravamo una ventina di topografi, quindi la cosa andò per le lunghe; da ultimo, il Capitano stesso misurò e segnò il punto sulla mappa. <br />
Intascò i compiti (i risultati dei compiti sarebbero stati comunicati alla vigilia della libera uscita del sabato, e molti non sarebbero usciti...) e disse: "ritirare tutto, piantare il paracarro sotto il teodolite, tra quindici minuti in marcia.Azione".<br />
Ecco a cosa servivano i paracarri: a testimoniare che quel punto era stato mappato, a beneficio delle future esercitazioni dei carristi del reggimento !<br />
Pensando a quanti paracarri saranno stati tolti dalle strade per ornare i mammellozzi della Baraggia, non si pensi ad appropiazioni indebite: i paracarri erano dell'Anas, che appartiene allo Stato, l'Esercito appartiene allo Stato, la Baraggia appartiene al demanio che appartiene allo Stato, dunque si trattava semplicemente di ... trasferimento di un bene, tra un bene e l'altro per il patrio bene !Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/00302923321924064180noreply@blogger.com0