giovedì 11 luglio 2013

Spinoza e Leibniz

Non ho mai amato la filosofia, a causa della boria dei filosofi, che amano sopravvalutare la loro sapienza fino a scrivere per filo e per segno l'essenza dell'anima degli uomini e l'essenza stessa di Dio., e come si dovrebbe governare il mondo. Ciononostante, qualche buona cosa, a furia di scrivere, l'hanno lasciata in eredita'.
E questo "qualcosa" m'è rimasto in mente, quando da studente liceale cercavo di digerire le pagine dei testi di filosofia con l'unico scopo di passare l'esame. Sentite queste.
Leibniz (tedesco, matematico, scienziato, logico, glottoteta, diplomatico, giurista, storico, magistrato e bibliotecario vissuto nella seconda metà del 600) disse: "La cultura rende l'uomo libero dal lavoro".
Il senso era: poichè in quell'epoca il lavoratore sudava 12 ore al giorno per una misera paga, chi diventava colto poteva aspirare a non sudare, diventando impiegato, professore, eccetera.
Quand'ero ragazzo, gli insegnanti spronavano gli alunni a studiare per non essere costretti a lavorare da adulti, intendendo che non sarebbero diventati operai (che sudano), ma impiegati, professionisti ecc., tutte persone che, appunto, ... "non sudano".
Purtroppo, col tempo, in tanti si sono, come dire, allargati, ed oggi tanti ritengono che acquisendo cultura (leggasi diploma o laurea) diventeranno non solo semplici "non sudatori", ma avranno diritto al top dei "non sudatori" : peccato che di posti liberi come politici, diplomatici, politologi, rettori, professori multicattedra, critici d'arte, registi di eventi eccetera, ce ne siano pochi.
E che i detentori di tali posizioni al top dei "non sudatori" adottino il principio monarchico/dinastico: occupano la cadrega usque ad mortem e la lasceranno ai loro successori designati (esempio : quanti onorevoli sono figli di onorevoli e nipoti di onorevoli ?).
Mi consolò, e mi consola, una frase di Spinoza, filosofo contemporaneo di Leibniz e spagnolo, quindi un po' latino:
"L'uomo dotto che non impara un mestiere, prima o poi diventa un furfante"
Il senso della parola "furfante" non si riferiva al furto di polli (infatti per rubare polli occorre sudare), ma all'attitudine di incamerare potere e trasformarlo in prebende e tangenti, alla capacità di voltar gabbana per trovare sempre l'appiglio più promettente, di creare belle frasi dall'apparenza impressionante e dal contenuto inesistente.
Come non pensare ai politici, diplomatici, politologi eccetera ?
Bene, ho tirato fuori dal cappello due riflessioni, adesso devo emettere la sentenza.
A tutti quelli che sudano, dico:
"Figlioli, date a Cesare quel ch'è di Cesare, date a Dio quel ch'è di Dio, e cercate di tirare a campare con quel che vi resta".


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