mercoledì 4 settembre 2013

Amor di Patria

Quand'ero alle Elementari, in ogni classe c'era la foto del Presidente della Repubblica e la cartina dell'Italia, e ogni sabato i maestri ci mettevano in fila nel corridoio. Uno di loro portava la bandiera, e cantavamo in coro l'Inno di Mameli.
Sull'Attenti, orgogliosi di essere Italiani, orgogliosi dei nostri avi, da Cincinnato a Giulio Cesare, da Dante a Cristoforo Colombo, fino a Garibaldi, agli studenti di Curtatone e Montanara, ai nostri nonni che avevano vinto la prima Guerra Mondiale.
Del dopo... non si sapeva niente, erano cose che solo gli adulti sapevano.
Negli anni sessanta il sentimento dell'Amor di Patria cominciò a sparire.
Dovunque, il potere più grande è quello della comunicazione, e sono sempre poche decine di persone che gestiscono questo potere, assecondate da alcune migliaia di scrittori, filosofi, professori, giornalisti, attori in genere della cultura.
Succede così da sempre. In ogni Popolo e in ogni momento della storia umana, il 5% delle persone riesce a cambiare il modo di pensare, i costumi ed il comune sentire di tutti gli altri.
E così, negli anni sessanta, mentre la Democrazia Cristiana continuava a fare affidamento sulle prediche dai pulpiti, il Partito Comunista Italiano fu più svelto a comprendere la forza dei nuovi mezzi di comunicazione e ad egemonizzare la cultura.
L'Inno di Mameli diventò, nel comune sentire, una marcetta brutta nella musica e retorica nelle parole, vuoi mettere Bella Ciao !
E la Bandiera Tricolore diventò il simbolo delle guerre del Re, dei Padroni e dei Fascisti, vuoi mettere la Bandiera Rossa che porterà la libertà a tutti i popoli del mondo !
Del resto, anche a livello politico, in quegli anni il tricolore era solo nella fiamma del Movimento Sociale, appunto erede del fascismo, e nello stemma del Partito Liberale, giusto 4 gatti con un leader triste e dal nome triste : Malagodi.
Pian pianino, si arrivò al punto che se qualcuno esponeva il tricolore sul balcone si beccava del fascista, l'Inno di Mameli era a malapena suonato alla sfilata del 2 giugno o alle Olimpiadi o alle partite della Nazionale,  e il pubblico non lo cantava nè faceva silenzio, i giocatori continuavano a sgambare, sputacchiare e masticare gomma.
Poi ci fu un incredibile cambiamento, un'esplosione collettiva di Amor Patrio: nel 1982 l'Italia vinse il campionato del mondo di calcio, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini cantò sull'Attenti, sventolò la bandiera, e siccome era un ex Partigiano nessuno potè dargli del fascista.
Potenza di un comunicatore ! Potenza dei mezzi di comunicazione ! In quattro e quattr'otto il popolo italiano tornò a rispettare la bandiera e a cantare l'Inno, trovandolo perfino bello.
E l'Amor di Patria fu catturato come "valore positivo" da chi gestisce la comunicazione, commerciale e politica.
Infatti, più avanti, Berlusconi creò Forza Italia e mise il tricolore nel simbolo, e dopo di lui altri partiti fecero lo stesso, perfino il PD ha rinunciato alla bandiera rossa per tingere di tricolore la sua sigla.
Da sentimento sporadico, limitato allo sport e alla politica, l'Amor Patrio tornò sentimento popolare nel 2006, quando i nostri calciatori vinsero ancora una volta il Campionato Mondiale di Calcio.
Gli Italiani in Patria e all'Estero sventolarono il tricolore fuori dai finestrini delle auto, giovani smaliziati e plurilaureati non si vergognarono di cantare a squarciagola le parole obsolete e bugiarde dell'Inno: siam pronti alla morte, siam pronti alla morte, l'Italia chiamò: SI !!!
E se non cantavano l'Inno, cantavano "L'Italiano" di Toto Cotugno.
Ma anche l'Amor di Patria subisce alti e bassi, come tutti i sentimenti, a seconda che i padroni della comunicazione ci facciano guardare le cose dal punto di vista del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
In questi tempi, molti Italiani dicono di vergognarsi del proprio Paese, ed elencano tutti i motivi di vergogna: mafia, corruzione, disorganizzazione, volgarità, degrado...
Per farci vedere il bicchiere mezzo vuoto, sono arrivati a far cantare il povero Toto Cotugno a Sanremo con la faccia triste, appollaiato su un trespolo come un vecchio pennuto, con il coro dell'Armata Rossa alle spalle, immerso in una luce da obitorio, e cosi' "L'Italiano" da canzone scanzonata e' diventato un canto greve, da funerale.
Alle ultime elezioni, qualcuno ha promesso un'Italia più desiderabile, tutto il contrario di quella di cui siamo spinti a vergognarci.
Ne deduco che, in caso di vittoria, i padroni della comunicazione siano già pronti a far vedere al popolo il bicchiere mezzo pieno, ed allora, di punto in bianco, si scoprira' che non esiste degrado ma solo testimonianze di un passato che non vogliamo più, che non esiste la volgarita' ma solo la schiettezza popolana, che la disorganizzazione e' in realta' il modo polifunzionale di approcciare contemporaneamente tutti gli aspetti di ogni questione, che la corruzione non esiste più e quindi magistrati e finanzieri smetteranno subito di intercettare e inquisire, e la mafia..... Beh, basta spiegare nelle scuole di ogni ordine e grado che la mafia è una brutta cosa e nel giro di qualche decennio la mafia si estinguerà per mancanza di seguaci.
Ma questo è Amor di Patria politico, non scalda veramente il cuore di tutti, solo di quelli che seguono la politica "da dentro".
Per una nuova esplosione popolare, ci vuole che l'anno prossimo Napolitano voli in Brasile, al alzare la Coppa del Mondo, e l'Amor di Patria gonfiera' di nuovo il petto di tutti gli Italiani.

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