Sarebbe meglio dire "la prima cotta", ed anche se è passato più di mezzo secolo, ancora ricordo il doppio nome, il doppio cognome e l'indirizzo della fanciulla che per prima mi fece battere il cuore.
Essendo di origine campagnola, sapevo bene come si svolgevano certe cose ed altrettanto bene sapevo di aver poche speranze: ero in quinta elementare, mi ero innamorato della maestrina della terza ed il massimo cui potevo aspirare era di poter ballare con lei.
Quell'anno ci sarebbe stata una festa da ballo per gli alunni della quinta, quelli che si fermavano lì e quelli che avrebbero passato l'estate a studiare per l'esame di ammissione alla scuola media, e affronatre da settembre la quotidiana trasferta di 30 chilometri, dal paese a Siena, dove c'era appunto la scuola media.
I genitori avevano fatto le cose in grande, prenotando il dancing nel bosco in cima al paese, con la pista da ballo all'aperto, profusione di spuntini e dolci, luci, palloncini colorati e bibite.
E tra le bibite, trionfava la Roveta, un'aranciata deliziosa in una bottiglietta a forma di arancia, con il vetro trasparente e rugoso.
L'orchestrina del paese suonava e tutti ballavamo, ma il coraggio di invitare la mia bella proprio non mi veniva, finchè.....
Arrivò il momento del ballo della scopa, vecchia tradizione delle feste nell'aia durante la mietitura.
Le coppie cominciavano a ballare e un cavaliere entrava in pista con una scopa, la metteva in mano ad un altro e gli rubava la dama; il derubato dava la scopa ad un altro dame e così via, finchè la musica si sarebbe interrotta di colpo, e chi aveva la scopa in mano in quel momento sarebbe stato il cavaliere del ballo finale.
E così, quando mio zio, che suonava la tromba, interruppe di colpo il suo favoloso assolo di In the Mood, la scopa era in mano mia.
Ora toccava alle dame di far girare la scopa.
L'orchestra attaccò Rosamunda, una polka indiavolata di quelle che ti tagliano le gambe, e il mio babbo, che suonava la fisarmonica e la sapeva lunga, interruppe la musica quando la scopa ce l'aveva la mia bella !
Ah che emozione ! Urla, fischi, schiamazzi e aranciata a go-go, giusto per riposarsi un po'.
Poi si fece silenzio, genitori e bambini si misero intorno alla pista ed entrò la coppia finalista.
Feci un compito inchino alla mia maestrina e cominciammo a ballare un lento valzer, il valzer della vedova allegra, pezzo forte di mio padre alla fisarmonica e omaggio al nome che mi avevano dato.
Anche se non potevo stringere troppo perchè la mia maestrina aveva il seno puntato dritto tra i miei occhi, guidavo benino il ballo, attento a non pestarle i piedi, mentre la gente intorno batteva le mani, e verso la fine cominciò a gridare "bacio ! bacio !"
E così fu, un sonoro muah muah che mi fece toccare il cielo con un dito e mi lasciò il trofeo del rossetto sulle guance.