giovedì 11 luglio 2013

Storia di una vecchia storia

Tra il 1100 e il 1200, l'Ospedale di Santa Maria della Scala, con sede a Siena, possedeva vasti terreni coltivati tra il senese ed il grossetano, ed i frutti di queste terre venivano gestiti con il sistema delle Grance.

Sui terreni, c'erano i Poderi, dove vivevano gli agricoltori e le loro famiglie, e dove grano, olive e uva venivano ammassati per essere trasferiti alle Grance.
La Grancia era un edificio fortificato, che faceva un tutt'uno con la città-castello; qui si producevano farina, olio e vino, e qui venivano custodite queste ricchezze.
Il Podere di Fonteluco riforniva la Grancia delle Serre di Rapolano, ed era al centro di un terreno grande e fertile.
Ho trovato nel sito della società Inlink una ricostruzione grafica del Podere di Fonteluco di allora, ed ho scoperto con emozione che l'edificio è rimasto esattamente uguale per 750 anni.
Almeno dal 1739 in poi è documentato che i miei antenati, Vaselli, erano i coltivatori del podere, e non è detto che non l'abitassero anche prima...
Guardando la ricostruzione, voglio descrivere com'era abitato l'edificio; penso infatti che dal medioevo ai giorni dei miei nonni e del mio babbo non ci siano stati grandi cambiamenti.

1 - Nella torretta c'erano le stanze del Capoccia, sua moglie, i figli piccoli, ed il primo figlio maschio (se sposato) con moglie e figli. La freccetta blu indica la stanza dove sono nato io...
2 - Dietro ai due finestroni c'era la grande cucina comune, con il focolare, il tavolo, l'acquaio, la madia; tutti gli abitandi del podere si riunivano qui per mangiare, la sera, e dopo cena restavano a discutere o semplicemente a veglia, fino a che d'inverno giungeva l'ora di spegnere il focolare, raccogliere le braci negli scaldini e portarli nelle camere da letto.
3 - Il sottotetto, alto e dal robusto solaio, conteneva scorte preziose: salumi, noci, mandorle, cavoli, cipolle, sacchi di farina, giare d'olio, damigiane di vino, e qualche secolo dopo patate. E un agguerrito esercito di gatti, per tenere lontani i topini di campagna.
4 - In quest'ala del podere, dopo i finestroni della loggia, c'erano le stanze dei fratelli del Capoccia e dei figli sposati del Capoccia (secondo in poi), con rispettive spose e figli piccoli.
5 - La tettoia era la rimessa per i carri ed il calesse, e per stivare una scorta di fieno asciutto per le bestie, al riparo dalle intemperie.
6 - Le stalle per i buoi di razza chianina, bestie possenti e instancabili nel tirare l'aratro e i carri, per qualche somaro addetto a tirare i barrocci, per un paio di caprette, indispensabili per allattare i bambini quando qualche mamma non aveva latte a sufficienza, per il cavallo, almeno uno, che tirava il calesse del Capoccia quando andava a rendere conto ai superiori o per portare le donne anziane alla messa in paese.
7 - L'aia, spiazzo dove si batteva il grano per liberare i chicchi, e poi, eliminata la paglia e la pula si riempivano i sacchi. Nell'aia i bambini giocavano, e nell'aia si ballava, d'estate, invitando gente di fuori per divertirsi e perchè i giovani e le giovani facessero  ... conoscenze.
Sullo sfondo dell'aia, oltre le due grandi arcate, c'era il deposito dei sacchi di grano e del raccolto di olive e uva, in attesa che i carri della Grancia venissero a pesarli e a portarli via.
8 - Ecco la fabbrica, luogo per riporre ogni attrezzo, dalle zappe agli aratri, dalle falci ai bigonci, ai canestri... E tutto il necessario per le riparazioni: martelli, seghe, chiodi, mole, morse.
Qui c'erano anche i torchi e le macine per fare il vino e l'olio e la farina destinati al podere.
9 - Ecco lo stallino dei maiali, animali troppo preziosi per essere ricoverati ... lontano dal naso. E c'era anche la stia dei polli, e le gabbie dei conigli.
10 - Cosa c'era qui, esterno al podere e non comunicante ? C'era il dormitorio per i giovanotti e gli uomini non sposati, e magari anche per qualche lavorante. Le figlie grandi ma non sposate dormivano nelle stanze di famiglia, e la sera, finita la veglia, il Capoccia chiudeva i tre portoni del muro di cinta e liberava i cani...
11 - Il muro di cinta era tipico delle villae romane. Costituiva una difesa contro i ladri e gli sbandati in un'epoca in cui gli uomini del podere provvedevano da soli a difendere i loro beni, armati di picche, asce e forconi, e probabilmente fu abbattuto in tempi molto recenti.


Ho trovato questa immagine per chiudere il post. Mostra come si vestivano i nostri antenati, in un'epoca in cui il vestiario era una specie di divisa che identificava il mestiere che facevi o la gilda cui appartenevi.

Spinoza e Leibniz

Non ho mai amato la filosofia, a causa della boria dei filosofi, che amano sopravvalutare la loro sapienza fino a scrivere per filo e per segno l'essenza dell'anima degli uomini e l'essenza stessa di Dio., e come si dovrebbe governare il mondo. Ciononostante, qualche buona cosa, a furia di scrivere, l'hanno lasciata in eredita'.
E questo "qualcosa" m'è rimasto in mente, quando da studente liceale cercavo di digerire le pagine dei testi di filosofia con l'unico scopo di passare l'esame. Sentite queste.
Leibniz (tedesco, matematico, scienziato, logico, glottoteta, diplomatico, giurista, storico, magistrato e bibliotecario vissuto nella seconda metà del 600) disse: "La cultura rende l'uomo libero dal lavoro".
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...