venerdì 27 gennaio 2012

Mammellozzi


Dalla finestra di un castello...
Quando ancora non esistevano i GPS per trovare le coordinate di un punto, c'era la BSA.
Ero uno degli Artiglieri Topografi della Batteria Specialisti Artiglieria (BSA) del 131° Reggimento Artiglieria Corazzata della Divisione Centauro, e ci avevano insegnato a maneggiare bussola e mappe, teodolite e tavola dei logaritmi per trovare latitudine, longitudine e altezza di un punto e riportarlo su una mappa.
Ovviamente in quel "punto" bisognava andarci, e ci stavamo appunto andando, in una mattina di febbraio dalle parti della Baraggia, nel vercellese.
Era la prima esercitazione pratica e sul camion telonato faceva un freddo boia, nonostante scarponi, doppi calzini, doppia maglia di lana, maglione militare, tuta mimetica e cappottone grigoverde.
Ci precedeva la camionetta del Capitano, un tipo che parlava poco e quando parlava lo faceva a bocca quasi chiusa, giusto per essere più sintetico.
Ad un certo punto il camion si fermò, e apparve il Capitano per indicare un paracarro con il suo bravo catarifrangente lungo la stradina a malapena asfaltata e dire "due giù, prendere questo paracarro e caricare, cinque minuti. Azione".
Perchè dovessimo sradicare e portar via i paracarri era un mistero.....
Lasciata l'ultima stradina, avanzammo ancora tra sterpaglie e saliscendi, inpantanandoci tra fango e neve e facendo ruggire il motore del vetusto Lancia, finchè si arrivò da qualche parte.
Rieccolo: "giù tutti, prendere il paracarro e tutto il resto, tre minuti in marcia. Azione"
Eravamo alla base di un monticciolo coperto da alberi, alberelli e sterpaglie varie, e marciare in salita non era facile: passi per la strumentazione, i viveri e il paracarro del mistero con la sua bella base di cemento, ma ci dovevamo portare addosso anche l'armamentario di guerra, il fucile Garand, l'elmetto, la baionetta, una mitragliatrice Fal e la cassetta delle munizioni.
In cima al monticciolo il Capitano parlò ancora: "posizionare gli strumenti, in bolla, e il tavolino, tra quindici minuti in riga per l'ispezione. Azione". Facemmo...
Il capo controllò, soprattutto la bolla, disse "mmmmm", prese il binocolo per scrutare intorno, poi ci guardò: "uno per volta, identificare sulla mappa quel mammellozzo lì e quel mammellozzo là, e trovare le coordinate di questo mammellozzo qui. Scrivere e non parlare, non copiare. Dieci minuti a testa per consegnare lo scritto.Azione".
Eravamo una ventina di topografi, quindi la cosa andò per le lunghe; da ultimo, il Capitano stesso misurò e segnò il punto sulla mappa.
Intascò i compiti (i risultati dei compiti sarebbero stati comunicati alla vigilia della libera uscita del sabato, e molti non sarebbero usciti...) e disse: "ritirare tutto, piantare il paracarro sotto il teodolite, tra quindici minuti in marcia.Azione".
Ecco a cosa servivano i paracarri: a testimoniare che quel punto era stato mappato, a beneficio delle  future esercitazioni dei carristi del reggimento !
Pensando a quanti paracarri saranno stati tolti dalle strade per ornare i mammellozzi della Baraggia, non si pensi ad appropiazioni indebite: i paracarri erano dell'Anas, che appartiene allo Stato, l'Esercito appartiene allo Stato, la Baraggia appartiene al demanio che appartiene allo Stato, dunque si trattava semplicemente di ... trasferimento di un bene, tra un bene e l'altro per il patrio bene !

martedì 10 gennaio 2012

Il più antico mestiere del mondo

Nella lancia c'è il mio pane
nella lancia c'è il mio vino
appoggiato alla lancia io bevo
ARCHILOCO - VII sec a.c.
Una vecchia e stupida barzelletta dice che il più vecchio mestiere del mondo è quello del venditore, inventato dal diavolo quando convinse Eva a mangiare la mela.
Non è così: primo perchè il diavolo agì senza un contratto con il Mandante proprietario del bene, secondo perchè non era iscritto all'Enasarco, e terzo perchè "vendita" significa beneficio per tutte le parti in causa, e non fregatura.

Vero è che la vendita è un'arte, o un'attitudine, antica quanto la caccia e l'agricoltura, e che ha contribuito allo sviluppo dei rapporti sociali e del linguaggio : io ho questo, se lo vuoi cosa mi dai in cambio ?

Una volta ho letto che in Siberia avevano trovato asce e coltelli fatti con una pietra ed una tecnica assolutamente inesistenti in quel luogo, ed invece identiche ad altre trovate nel cuneese.

Mi piacque pensare a uomini che di baratto in baratto, attraverso steppe e boscaglie e fiumi portarono quegli oggetti  da una parte all'altra del mondo.

Commercianti e venditori organizzarono carovane e armarono fragili navi di legno e pece, attraversando deserti e mari, a volte accolti con favore, altre volte depredati.
E poi, dopo i carri e le navi vennero i treni e le automobili... Quanti milioni di uomini hanno camminato nel mondo vendendo la loro merce o la merce di altri, come agenti o commessi viaggiatori !

Amo questo mestiere, che mi ha dato il pane ed il companatico spirituale della vita, parlando e ascoltando migliaia di persone, raccontando spesso in famiglia episodi gustosi o avventurosi.

Qualche anno fa ho dedicato questa incisione in legno ad Archiloco, soldato e poeta i cui giambi hanno attraversato i secoli perchè ci lasciano immaginare, in pochi versi, le avventure straordinarie di una vita normale.

Anch'io potrei dire:

nella borsa c'è il mio pane
nella vendita il mio vino
aggrappato al volante io guido

lunedì 9 gennaio 2012

Vu diu laic a coffi ?

Credevo di aver pronunciato bene, e invece qualcuno mi disse che, secondo lui, si diceva "e coffi" e non "a coffi".
Così mi rassegnai: non avrei mai imparato l'inglese.
Colpa mia, dicevo, perchè dopo aver imparato un vocabolo me lo dimenticavo dopo 27 secondi, colpa mia perchè ci sento male, colpa loro (degli inglesi) perchè non scrivono come parlano.
Poi un libro mi disse : non ti preoccupare, se dici una frase corta gli inglesi afferrano due o tre parole e da queste ricostruiscono il senso: basta che capiscano laic + coffi + il punto interrogativo e sei a posto.
Forte di questa certezza, lasciai perdere tutto.
Infatti sono certo che , quando avrò tempo di riprovarci, imparerò benissimo.
Of curse !

Che beddo moddicone

1976. Lavoravo per una tipografia che produceva moduli continui per calcolatori elettronici, avevo fatto inserzioni sui quotidiani e selezionato un po' di candidati per il Sud Italia. Al tremendissimo primo corso di formazione erano sopravvissuti in due, e mi aspettava una settimana di accompagnamento in zona per ciascuno dei due.

Arrivai all'aeroporto di Catania un lunedì mattina, e Paolo M****** aveva preparato la lista di visite da fare nella settimana: due giorni a Catania, poi Siracusa, Ragusa, Gela, Agrigento.
Visitare aziende, anche senza appuntamento, non era un problema, a quei tempi.
Bastava presentarsi e chiedere del "capocentro", di solito un giovane appena uscito dai corsi dell'IBM o dell'Honeywell che era sempre disponibile a ricevere quelli che stampavano moduli continui.

Lavoravamo duro durante il giorno e poi Don Paolo, che si era piccato di farmi provare le delizie della cucina sicula, mi portava in ristorantini caserecci e pittoresci.

domenica 8 gennaio 2012

Anniversari

Quest'anno sono 44 anni che ho la patente e 40 da agente di commercio.
Tradotto in chilometri, sto facendo il ritorno dal mio quinto viaggio sulla Luna.
Da ragazzino sognavo di pilotare astronavi, da giovanotto aerei, e poi mi sono accontentato di pilotare automobili.
Eccole, le mie automobili, a volte comprate usate, a volte nuove, e per ognuna di loro un piccolo ricordo-dedica.

Fiat 600, da neopatentato, comprata già usatissima. Aveva gli sportelli che si aprivano controvento....
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