lunedì 17 settembre 2012

Il meccanico Indipendente

Ce l’avevo fatta, in barba alle pattuglie della Federazione.
Ero emerso dall’iperpazio quasi addosso al quinto pianeta di C27U9, mi ero fiondato giù con la scialuppa nella zona notte, avevo individuato la miniera (evviva la mappa che avevo vinto ai dadi a quel vecchio rudere di un Oxy !) ed in poche ore avevo raccolto un paio di quintali di Pinzimonio, il non-metallo iperconduttore con il quale si fanno i più sofisticati circuiti elettronici.
E poi via, per tornare alla mia Nave prima che la notte finisse, stivare il raccolto nel terzo container e mettermi ai comandi per la procedura di partenza.
La mia Nave è conosciuta come “Bruco” in tutti gli spazioporti della Galassia. Ha la testa, un vecchio yacht col motore potenziato, e dietro traina una serie di container, dove tengo stivati i miei tesori.
Sono un meccanico indipendente, vado dove mi pare e aggiusto quello che mi pare, e di lavoro ce n’è ragazzi, in tutti gli spazioporti: non sono molti quelli che possono spendere nelle Officine Autorizzate, e poi ci sono quelli che hanno esigenze che è meglio non far sapere agli sbirri della Federazione…
Sto per premere il pulsante dell’iperspazio quando nell’angolino in alto a destra del radar mi compare qualcosa che non dovrebbe esserci.
Indago, sono fatto così.
E in pochi minuti passo attraverso tutti gli stati d’animo.
Oddio, è una Pattuglia…. No, troppo grossa.
E’ un incrociatore da battaglia della Federazione…. Sono fritto.
Però sta fermo … ingrandisco… è pieno di buchi… Perbacco, è morto.
Se è un rottame di qualche battaglia con i Mondi Liberi Riuniti, è la volta che divento ricco, sai quanto vale in rottami una bestiola così ?
Vado a vedere… Cribbio, c’è qualche oblò illuminato a prua, zona plancia… La radio gracchia… una voce di donna: “Qui è l’incrociatore da battaglia Tempestoso, della Federazione Galattica: identificatevi immediatamente e accostate !”
C’è qualcosa di stonato, penso per un microsecondo e rispondo “Calma sorella, da quando in qua i trabiccoli della Federazione non accostano ma chiedono di essere accostati ? Mi sembrate messi maluccio e io non accetto ordini, conto fino a cinque e me la squaglio”
Il tono cambia subito “Abbiamo qualche problema… che stiamo risolvendo… siete dei civili… dove siete diretti ?”
Occhei, non è un rottame da prendere ma qualcosa ci posso ricavare. Assumo un tono ufficiale: “Apparteniamo alla gilda dei meccanici (balla n. 1), alla Base ci stanno aspettando (balla n. 2), serve aiuto per risolvere i … vostri problemini ?”
Va bene, ci mettiamo d’accordo per un’ispezione ai danni: mi avvicino ed io, uno di noi (balla n. 3 perché sono solo), esco e vado con la scialuppa monoposto verso uno squarcio a poppa dell’incrociatore. Entro e cammino, raggiungo la zona ancora a tenuta stagna e mi fanno entrare in plancia.
Wow che macello ! Qua è tutto scassato e frantumato, e non ci sono più di dieci membri dell’equipaggio, cinque terragni, due tubi trasparenti di Oxy, qualche emiuomo di Sirio, difficile contarli perché si sdoppiano e si riuniscono continuamente.
La capa in uniforme avrà trecento anni ma è dritta come un fuso e imperiosa. Dico: “Ciao sorella, dammi la piantina della nave che faccio un giro, cominciando dalla sala macchine”. “Nessuna pianta, ti ci porto io e non sono tua sorella”.
Ecco, fine del giro, siamo di nuovo in plancia, dove hanno fatto una specie di caffè, e questa è la situazione:
“Tutti e due i giroscopi fottuti, uno è riparabile con i pezzi dell’altro, nel motore atomico si è aperto un buco attraverso il quale le barre di uranio sono volate via, volendo ho delle barre di scorta per sostituirle, il cervello di bordo è scioccato e tonto come una mucca tonta, dovrei isolare tutti i sensori non necessari e riprogrammarlo, le piante idroponiche sono quasi tutte morte: mission impossibile, avete 72 ore di aria. Meglio che veniate a bordo del Bruco, vi attrezzo un container, magari… ecco, magari prendo il Tempestoso a rimorchio della MIA (e sottolineo MIA) nave”.
La capa mi trapassa con gli occhi “No, noi la nave non l’abbandoniamo (e sottolinea…perché non è gnugna ed ha capito al volo che… una nave abbandonata e rimorchiata appartiene a chi la rimorchia). Invece tu in 72 ore ripari i guasti, noi ti aiutiamo, partiamo e riportiamo alla base la nave e ….(pausa ad effetto) la sua cassaforte”.
Ci penso su un attimo, ovviamente non è il business della mia vita, ma le navi della Federazione, si sa, hanno ricchezze a bordo, se non altro gli stipendi dell’equipaggio e quindi, meglio di niente…e poi io non so dire di no, sono fatto così.
“Va bene nonnina, divido l’equipaggio in squadre e le distribuisco a fare i lavori preliminari, così io mi occupo solo del difficile”. “Va bene, e non sono tua nonna, e le squadre le faccio io”.
60 ore senza un attimo di respiro, metti la tuta, togli la tuta, leva questo e collega quest’altro…C’è una terragna piuttosto sveglia che mi aiuta molto, è una rossa con gli occhi verdi, e del fatto che è sveglia me ne accorgo quando la carico nella scialuppa monoposto per andare a prendere le barre d’uranio nel container: ci mettiamo 35 minuti, anziché 15.
Alla fine sono esausto, devo dormire qualche ora prima di riprogrammare il computer, chiedo dov’è che posso andare a riposarmi e la nonnina sorride a tutta bocca (dio quant’è furba !): “le camere dell’equipaggio sono disastrate, milord, accomodati nella mia, puoi anche fare una doccia, e fra tre ore vengo io a svegliarti”.
Ed eccomi davanti al Cervello tonto, che ha la voce strascicata da cameriere inglese e la prosopopea da robot-so-tutto-mi. Mi da ai nervi e gli cambio subito la voce, una bella voce calda da cantante di soul.
Ci vogliono sei ore per staccare il cervello da tutte le parti non funzionanti e non essenziali del Tempestoso, e qualche difficoltà a fargli capire che l’unico giroscopio deve funzionare al contrario: se vuoi andare a destra devi girarlo verso sinistra.
Bene, ho finito, e anche le colture idroponiche funzionano, c'è aria a volontà. “Allora, ammiraglio, vogliamo dare una sbirciatina a questa cassaforte ?”.
E’ formale, la vecchia ragazza, e mi porge un modulo: “Bene figliolo, la Federazione ti sarà grata per aver salvato il Tempestoso. Ecco, compila il modulo, mi raccomando, scrivi bene il tuo IBAN, e vedrai che a breve riceverai un compenso adeguato”.
Rimango senza fiato, come un baccalà fuori dall’acqua: l’IBAN io ? Per farmi beccare dalla Finanza della Federazione ? Avrei voglia di strozzarla, la vecchia gallina, se non fosse che con la coda dell’occhio vedo che tiene l’altra mano appoggiata al calcio del fulminatore…
E va bene, scoppio a ridere, piglio il modulo e lo strappo, giro sui tacchi e me ne vado.
Sono di nuovo in cabina, nel Bruco, guardo il Tempestoso che sta scomparendo nell’iperspazio e mi accingo a partire anch'io.
Anche stavolta non sono riuscito a diventare ricco, ma che ci volete fare, sono fatto così.

2 commenti:

  1. C'è una sottile ironia in questo racconto...spaziale! Ciao, Arianna

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  2. Ciao,
    anche tu tifosa della Juve ?!
    Siamo troppo forti...

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