sabato 25 maggio 2013
La storia infinita di Robin Hood
Ad un certo punto, Robin Hood decise che non era giusto che i ricchi fossero ricchi. Si nascose nella foresta e depredo' il primo ricco che passava da quelle parti.
Il suo ragionamento iniziale era semplice e lineare: poiche' i ricchi sono tali perche' tassano e tartassano i poveri, io rubero' ai ricchi per distribuire ai poveri.
Naturalmente, per poter depredare i ricchi protetti da scorte, dovette dotarsi di una struttura, e costitui' gli Allegri Compagni della foresta.
I ricchi si diedero da fare per spremere ancora di piu' i poveri, Robin Hood si diede da fare per depredare ancora di piu' i ricchi e poi andava nei villaggi con gli Allegri Compagni, a distribuire e festeggiare tutti insieme con polli e maiali. I poveri erano felici, ma il giorno dopo ecco che ripassavano i ricchi prepotenti, a ritassare e ritartassare.
I poveri si resero conto che alla fin fine, gli unici che stavano bene erano gli Allegri Compagni, e cosi' mollarono tutto, e divennero tutti Allegri Compagni.
Catastrofe.
Nel giro di poco, i ricchi non poterono piu' riscuotere tasse, diventarono poveri e si unirono agli Allegri Compagni nella foresta.
Poiche' nessuno piu' coltivava e allevava polli e maiali, le monete e i gioielli accumulati non servivano a niente. Immigrati da mandare nei campi a lavorare non ce n'erano, e cosi' alla fine gli Allegri Compagni dovettero tornare alla vita dei campi, mandando Robin Hood a quel paese.
Fu un periodo turbolento.
"Hai preso un campo migliore del mio, non e' giusto!" "Sei tu che non sei bravo come me a coltivare". "Le tue galline fanno piu' uova delle mie, dividiamo!" "Col cavolo, ti sono nati piu' maialini che a me, e non abbiamo diviso" "Il villaggio piu' a monte del nostro consuma troppa acqua dal fiume e noi non possiamo irrigare i campi, stabiliamo delle leggi!"
Si, furono stabilite delle leggi, furono nominati dei responsabili che le facessero osservare, fu deciso di tassarsi per dare un compenso ai responsabili.
I responsabili dovettero assumere un po' di personale, gente un tantino rude, per mantenere le leggi e l'ordine. Siccome l'appetito vien mangiando, i responsabili divennero Signori, le tasse furono aumentate per costruire castelli e per arredarli, poi per vestiti, cavalli, armi, gioielli. Passo' qualche generazione, finche' un giorno un giovane decise che non era giusto che i ricchi tassassero e tartassassero i poveri, si nascose nella foresta, assunse un nome leggendario, Robin Hood, e depredo' il primo riccone di passaggio, con il nobile intento di distribuire ai poveri. Ma questa storia mi sembra di averla gia' sentita .....
venerdì 17 maggio 2013
Avventura a Roccastrada
Il sole picchiava forte in quel meriggio d'estate nel cuore della Maremma, ed io a 27 anni mi sentivo il re del mondo, al volante della mia Opel Record 2000 Diesel, azzurra, con tante cromature, il cambio al volante ed un comodo divano al posto dei sedili davanti.
Quella macchina poteva arrivare anche a 135 km/ora, ma in quel momento arrancavo sulle curve in salita per arrivare a Roccastrada, con i finestrini aperti, la sigaretta in bocca, lo stetson bianco in testa e lo stomaco piacevolmente pieno.
Mangiavo sempre volentieri in quella piccola trattoria familiare a quattro o cinquecento metri di una delle infinite stradine sterrate che incrociavano la statale Aurelia, ed era difficile individuarla, malgrado la scritta sul muro davanti "qui si mangia male e si spende tanto".
Avevo posteggiato sul retro, tra una decina di altre macchine e furgoncini, mi ero lavato le mani alla fontanella e mi ero messo a sedere ad un tavolo apparecchiato sotto il pergolato, all'ombra.
Il padrone era arrivato quasi subito, reggendo in una mano un piatto con 3 o 4 fette di prosciutto al coltello ed uno spicchio di pecorino toscano, e nell'altra mano la fiaschetta del vino rosso.
Nessun saluto, ma una strizzatina d'occhio e una domanda:
- l'acqua la vuole ?
- ora no, alla fine me la porti fresca con il caffe', non mi piace allagarmi lo stomaco mentre mangio. Che c'e' oggi?
- la nonna ha fatto il cinghiale in umido
- allevato o selvatico ?
- selvatico, 140 chili, cosi' ha smesso di sciuparmi l'orto.....
Il lavoro come rappresentante di una tipografia che produceva moduli continui per calcolatori andava benissimo, e correvo su e giu' per la mia zona, tra le provincie di Lucca, Pisa, Livorno, Pistoia e Grosseto. I clienti acquisiti mi facevano propaganda per acquisirne di nuovi e avevo un gruppetto di tecnici e programmatori della Olivetti che raccomandavano il mio nome dovunque installassero una delle meravigliose Olivetti A7, un calcolatore tutto italiano che nelle piccole industrie batteva alla grande la concorrenza della IBM e dell'Honeywell.
Prendevo appuntamento, progettavo la modulistica personalizzata per ogni cliente, prendevo l'ordine e ne curavo le bozze, poi la consegna e il pagamento.
Mi aveva contattato un imprenditore di Roccastrada, vicino a Grosseto, che aveva chiesto consiglio ad un amico che era mio cliente, e cosi' avevamo fissato un incontro per quel pomeriggio.
A Grosseto andavo ogni due settimane, svegliandomi alle 5 di mattina per affrontare il traffico della statale Aurelia da Viareggio e arrivare alle 8 e mezzo fresco come una rosa.
Quella mattina avevo fatto una visita a Cipolletti, che era il responsabile informatico del consorzio agrario, e si affannava a far sopravvivere un vecchio UR IBM. Con lui si parlava camminando nello stanzone che ospitava il calcolatore, da una perforatrice di schede agli scaffali che ospitavano le matrici, dalle stampanti a catena fin dentro il cuore del mostro, pieno di fili e diodi. Cipolletti aveva sempre 4 o 5 cacciaviti nel taschino del camice, pinze pinzette e nastro isolante nelle tasche, e amava raccontare le sue silenziose battaglie con UR.... Tre giorni fa mi ha fatto.... Invece l'altro ieri.... Ieri sera invece....
Poi avevamo dato un'occhiata al magazzino delle scorte di moduli, aveva comprato qualcosa e ci eravamo salutati: ci vediamo tra un mese, amico mio.
E dopo ero andato a trovare il direttore dell'Eurovinil, bella ditta che produceva articoli di plastica, giusto per una fatturina non pagata di due mesi prima.
Per concludere la mattinata ero andato a trovare il padrone della Mabro, grande azienda che produceva abiti da uomo, piuttosto costosi. Era stato forse il mio primo cliente a Grosseto, mi aveva ordinato i moduli per le fatture, che la mia ditta consegno' in ritardo rispetto all'impegno che avevo preso. Ricordo che mi affronto' furibondo, dicendo che negli affari non si devono prendere impegni che non si possono mantenere, e che non si devono dire bugie.
Gli risposi chiedendogli se, per mettere in piedi dal niente quella sua azienda, non avesse mai raccontato bugie ai clienti, pur di portare a casa un ordine. Mi guardo' stranito, perche' non era abituato ad essere rintuzzato a casa sua, poi scoppio' a ridere e da allora potevo andare a trovarlo quando volevo, senza appuntamento. E quella mattina appunto ero andato perche' la ditta aveva inventato un tipo di blocco per copia commissioni elegante e funzionale, e volevo che lo acquistasse per i suoi venditori.
Ed eccomi a Roccastrada, puntuale alle tre, posteggio e l'imprenditore mi viene incontro a mano tesa. E' uno di quelli che si e' fatto da solo, e per prima cosa mi porta a vedere la fabbrica di camicie, i magazzini, il reparto taglio, le manovie delle donne che cuciono, e poi il finissaggio, la stiratura e la messa in scatola. Poi torniamo nel suo ufficio, che e' anche il laboratorio artistico, e finalmente entriamo nella stanza della ragioniera, con l'Olivetti A7 nuova fiammante al centro. Ma la ragioniera ha un faccino costernato e si torce le mani, dice che ieri la macchina funzionava, poi al mattino e' venuto il tecnico per l'ultimo collaudo, e' andato via alla mezza spegnendo la macchina e ora lei da mezz'ora tenta di lanciare il programma di fatturazione ma la macchina resta immobile, come morta ! Alzo il coperchio e vedo subito il problema. I tecnici dell'Olivetti sono dei geni dell'informatica, percio' e' normale che dopo aver fatto un collaudo si portino via il loro loop, senza rimettere al suo posto quello del cliente. Apro i cassetti, trovo i loop, scelgo quello delle fatture e lo metto al suo posto. Voila', la macchina e' a posto, dico alla ragioniera che non si dimentichi mai di mettere i loop al loro posto prima di lanciare i programmi, e anzi di farsene mandare una scorta, perche' si rompono spesso. Stampiamo tre o quattro fatture su carta bianca, poi le tratte, le schede cliente, il registro dare avere e quindi tiro fuori la riga speciale e quoto le distanze tra le scritture in decimi e sesti di pollice. E' un lavoro delicato, perche' l'Olivetti fa i programmi secondo degli standard, ma ogni cliente ha le sue esigenze, pratiche ed estetiche, e quindi io faro' i progetti dei moduli, discutendo con il cliente, e poi diro' al tecnico come deve modificare i programmi. Stavolta e' un lavoro lungo perche' l'imprenditore e' un creativo, vuole i suoi marchi sulle fatture, vuole anche una foto di Roccastrada in colore molto sfumato al centro del modulo..... Alla fine del lavoro faccio il preventivo, mi firma l'ordine, vorrebbe che mi fermassi a cena ma declino, ormai il pomeriggio e' finito ed io ne ho di strada per tornare a casa. E come al solito arrivero' tardi, staro' un po' in compagnia della mia giovane moglie, poi a nanna per la solita breve notte: sveglia alle 5, disegnare le bozze del camiciaio al tecnigrafo, compilare i moduli di lavorazione degli ordini presi, aggiornare le schede clienti, imbustare, lavarsi, fare colazione e ripartire, per un'altra giornata da un' altra parte della Toscana, con la mia giovane moglie che mi saluta, allora come ora, dicendo: Sprizzi Sprazzi non si arrende, dove va qualcosa vende.....
Quella macchina poteva arrivare anche a 135 km/ora, ma in quel momento arrancavo sulle curve in salita per arrivare a Roccastrada, con i finestrini aperti, la sigaretta in bocca, lo stetson bianco in testa e lo stomaco piacevolmente pieno.
Mangiavo sempre volentieri in quella piccola trattoria familiare a quattro o cinquecento metri di una delle infinite stradine sterrate che incrociavano la statale Aurelia, ed era difficile individuarla, malgrado la scritta sul muro davanti "qui si mangia male e si spende tanto".
Avevo posteggiato sul retro, tra una decina di altre macchine e furgoncini, mi ero lavato le mani alla fontanella e mi ero messo a sedere ad un tavolo apparecchiato sotto il pergolato, all'ombra.
Il padrone era arrivato quasi subito, reggendo in una mano un piatto con 3 o 4 fette di prosciutto al coltello ed uno spicchio di pecorino toscano, e nell'altra mano la fiaschetta del vino rosso.
Nessun saluto, ma una strizzatina d'occhio e una domanda:
- l'acqua la vuole ?
- ora no, alla fine me la porti fresca con il caffe', non mi piace allagarmi lo stomaco mentre mangio. Che c'e' oggi?
- la nonna ha fatto il cinghiale in umido
- allevato o selvatico ?
- selvatico, 140 chili, cosi' ha smesso di sciuparmi l'orto.....
Il lavoro come rappresentante di una tipografia che produceva moduli continui per calcolatori andava benissimo, e correvo su e giu' per la mia zona, tra le provincie di Lucca, Pisa, Livorno, Pistoia e Grosseto. I clienti acquisiti mi facevano propaganda per acquisirne di nuovi e avevo un gruppetto di tecnici e programmatori della Olivetti che raccomandavano il mio nome dovunque installassero una delle meravigliose Olivetti A7, un calcolatore tutto italiano che nelle piccole industrie batteva alla grande la concorrenza della IBM e dell'Honeywell.
Prendevo appuntamento, progettavo la modulistica personalizzata per ogni cliente, prendevo l'ordine e ne curavo le bozze, poi la consegna e il pagamento.
Mi aveva contattato un imprenditore di Roccastrada, vicino a Grosseto, che aveva chiesto consiglio ad un amico che era mio cliente, e cosi' avevamo fissato un incontro per quel pomeriggio.
A Grosseto andavo ogni due settimane, svegliandomi alle 5 di mattina per affrontare il traffico della statale Aurelia da Viareggio e arrivare alle 8 e mezzo fresco come una rosa.
Quella mattina avevo fatto una visita a Cipolletti, che era il responsabile informatico del consorzio agrario, e si affannava a far sopravvivere un vecchio UR IBM. Con lui si parlava camminando nello stanzone che ospitava il calcolatore, da una perforatrice di schede agli scaffali che ospitavano le matrici, dalle stampanti a catena fin dentro il cuore del mostro, pieno di fili e diodi. Cipolletti aveva sempre 4 o 5 cacciaviti nel taschino del camice, pinze pinzette e nastro isolante nelle tasche, e amava raccontare le sue silenziose battaglie con UR.... Tre giorni fa mi ha fatto.... Invece l'altro ieri.... Ieri sera invece....
Poi avevamo dato un'occhiata al magazzino delle scorte di moduli, aveva comprato qualcosa e ci eravamo salutati: ci vediamo tra un mese, amico mio.
E dopo ero andato a trovare il direttore dell'Eurovinil, bella ditta che produceva articoli di plastica, giusto per una fatturina non pagata di due mesi prima.
Per concludere la mattinata ero andato a trovare il padrone della Mabro, grande azienda che produceva abiti da uomo, piuttosto costosi. Era stato forse il mio primo cliente a Grosseto, mi aveva ordinato i moduli per le fatture, che la mia ditta consegno' in ritardo rispetto all'impegno che avevo preso. Ricordo che mi affronto' furibondo, dicendo che negli affari non si devono prendere impegni che non si possono mantenere, e che non si devono dire bugie.
Gli risposi chiedendogli se, per mettere in piedi dal niente quella sua azienda, non avesse mai raccontato bugie ai clienti, pur di portare a casa un ordine. Mi guardo' stranito, perche' non era abituato ad essere rintuzzato a casa sua, poi scoppio' a ridere e da allora potevo andare a trovarlo quando volevo, senza appuntamento. E quella mattina appunto ero andato perche' la ditta aveva inventato un tipo di blocco per copia commissioni elegante e funzionale, e volevo che lo acquistasse per i suoi venditori.
Ed eccomi a Roccastrada, puntuale alle tre, posteggio e l'imprenditore mi viene incontro a mano tesa. E' uno di quelli che si e' fatto da solo, e per prima cosa mi porta a vedere la fabbrica di camicie, i magazzini, il reparto taglio, le manovie delle donne che cuciono, e poi il finissaggio, la stiratura e la messa in scatola. Poi torniamo nel suo ufficio, che e' anche il laboratorio artistico, e finalmente entriamo nella stanza della ragioniera, con l'Olivetti A7 nuova fiammante al centro. Ma la ragioniera ha un faccino costernato e si torce le mani, dice che ieri la macchina funzionava, poi al mattino e' venuto il tecnico per l'ultimo collaudo, e' andato via alla mezza spegnendo la macchina e ora lei da mezz'ora tenta di lanciare il programma di fatturazione ma la macchina resta immobile, come morta ! Alzo il coperchio e vedo subito il problema. I tecnici dell'Olivetti sono dei geni dell'informatica, percio' e' normale che dopo aver fatto un collaudo si portino via il loro loop, senza rimettere al suo posto quello del cliente. Apro i cassetti, trovo i loop, scelgo quello delle fatture e lo metto al suo posto. Voila', la macchina e' a posto, dico alla ragioniera che non si dimentichi mai di mettere i loop al loro posto prima di lanciare i programmi, e anzi di farsene mandare una scorta, perche' si rompono spesso. Stampiamo tre o quattro fatture su carta bianca, poi le tratte, le schede cliente, il registro dare avere e quindi tiro fuori la riga speciale e quoto le distanze tra le scritture in decimi e sesti di pollice. E' un lavoro delicato, perche' l'Olivetti fa i programmi secondo degli standard, ma ogni cliente ha le sue esigenze, pratiche ed estetiche, e quindi io faro' i progetti dei moduli, discutendo con il cliente, e poi diro' al tecnico come deve modificare i programmi. Stavolta e' un lavoro lungo perche' l'imprenditore e' un creativo, vuole i suoi marchi sulle fatture, vuole anche una foto di Roccastrada in colore molto sfumato al centro del modulo..... Alla fine del lavoro faccio il preventivo, mi firma l'ordine, vorrebbe che mi fermassi a cena ma declino, ormai il pomeriggio e' finito ed io ne ho di strada per tornare a casa. E come al solito arrivero' tardi, staro' un po' in compagnia della mia giovane moglie, poi a nanna per la solita breve notte: sveglia alle 5, disegnare le bozze del camiciaio al tecnigrafo, compilare i moduli di lavorazione degli ordini presi, aggiornare le schede clienti, imbustare, lavarsi, fare colazione e ripartire, per un'altra giornata da un' altra parte della Toscana, con la mia giovane moglie che mi saluta, allora come ora, dicendo: Sprizzi Sprazzi non si arrende, dove va qualcosa vende.....
venerdì 3 maggio 2013
Carta a lettura facilitata
Eccola. Lunghe strisce di carta bianca, con righe per facilitare la lettura e i forellini sui lati per essere trascinata dalle stampanti.
Una trentina d'anni fa, l'Elaboratore Elettronico divenne il Re delle Aziende.
Dati su dati affluivano nelle sale di elaborazione, dette Centri Meccanografici, dove stuoli di impiegati li digitavano dandoli in pasto al Re Elaboratore; Lui ne ricavava statistiche, ordini, buste paga e tutti quei moduli che servivano per far girare le informazioni dentro e fuori dall'azienda. Principalmente ne ricavava statistiche, che tramite le stampanti meccanografiche venivano stampate su carta a lettura facilitata, e distribuite ad altri impiegati di altri settori dell'azienda.
La FIAT aveva decine di Elaboratori, centinaia e centinaia di stampanti, e stampava milioni di fogli a lettura facilitata: il pacco da 2.000 fogli veniva estratto dalla scatola, messo dentro la stampante meccanografica, all'uscita i fogli erano impacchettati e affidati ai fattorini per il recapito ai vari uffici.
Qui venivano letti (almeno una volta...) dagli impiegati, e poi accatastati lungo le pareti dell'ufficio, per eventuali, improbabili, future necessità; quando vennero di moda gli uffici con le pareti di vetro, questi pacchi di carta impilata erano l'ambitissimo e unico modo per avere un po' di privacy !
Ovviamente la gara di appalto per la fornitura della carta a lettura facilitata valeva un mucchio di soldi, e le tipografie combattevano all'ultimo centesimo per presentare l'offerta vincente.
Come rappresentante di una tipografia, avevo vinto le gare degli ultimi 3 anni, ma nel 1984 sentivo di non avere i prezzi adeguati per vincere. Che fare ?
Da tempo le cartiere producevano carta riciclata : era grigiastra, ruvida, porosa, ma costava poco e andava bene per farne rotoli di carta asciugamani, o carta igienica, o carta da imballaggio.
Con i tecnici della mia tipografia, convincemmo una cartiera a tingere di verdolino la carta ricilata grigia, e a ... "lisciarla", cospargendola di uno strato sottilissimo di cera; stampammo questa carta con righe azzurrine e voila', potevamo presentare una offerta di carta a lettura facilitata ad un prezzo di almeno il 30% piu' basso degli altri !
Naturalmente fui convocato immediatamente dall'Ufficio Acquisti, per fornire spiegazioni, e credo di aver fatto allora la mia migliore performance da venditore.
La presi alla larga, descrivendo i danni che il pianeta stava subendo a causa della deforestazione, descrivendo lo spreco enorme della preziosa cellulosa, fino ad arrivare all'obiettivo: questa, Signori, e' carta per stampare statistiche, fa risparmiare un bel po' di soldi, comprandola mostrerete la vostra sensibilita' ai problemi dell'ambiente.
E cosi' la Fiat compro' la Carta a Lettura Facilitata Riciclata !
I problemi, per me, cominciarono dopo le prime consegne, sottoforma di contestazioni telefoniche assai vivaci da parte degli operatori alle stampanti: la carta si strappa nelle stampanti perche' e' fragile, si accartoccia perche' e' molle, e via via crescendo, qualcuno arrivo' a dire che puzzava !
Mi precipitavo dai contestatori, con il timore di aver fatto uno sbaglio tremendo e di essere radiato dall'albo dei fornitori, e cercavo una possibile soluzione, chiedendo suggerimenti agli stessi operatori. Accadde allora un fenomeno strano: in ogni Centro Meccanografico ci fu qualche operatore geniale che escogito' un modo per far funzionare la falsariga riciclata, me lo mostro'con orgoglio affinche' diffondessi la lieta novella negli altri Centri, ed il ... gioco mi permise di portare avanti il contratto per tutto l'anno. Qualcuno scopri' che mettendo i pacchi di carta vicino ai termosifoni, l'umidita' evaporava, e la carta funzionava bene (diciamo che funzionzva meglio...) quando veniva messa nelle stampanti. Qualcuno scopri' che spruzzando acqua sul pacco la carta prendeva umidita', e quindi funzionava meglio. Un altro scopri' che alzando la stampante di mezzo metro con delle pedane la carta aveva piu' spazio per ripiegarsi dopo la stampa, e cosi' non si accartocciava. Ma la soluzione piu' geniale venne da un operatore di Cassino, il quale scopri' che la catenella degli sciacquoni poteva essere incerottata dentro la stampante in modo che sfiorasse la carta in uscita, costringendola a piegarsi a soffietto e privandola della carica elettrostatica. Geniale ! Mi affrettai a divulgare l'invenzione, e dovunque fu adottata. Credo che quell'anno la FIAT abbia dovuto sostituire una quantita'abnorme di catenelle da sciacquone, misteriosamente sparite dal loro luogo di utilizzo... Comunque, come detto, il contratto ando' a buon fine. E l'anno dopo ? L'anno dopo le centinaia di stampanti meccanografiche furono sostituite da qualche decina di velocissime stampanti laser, che non potevano assolutamente lavorare con carte riciclate, ed il numero di fogli stampati si ridusse a meno di un quinto, perche' negli uffici installarono i terminali video: niente piu' pacchi di statistiche su carta, ma schermate di dati. E centinaia di operatori dei centri meccanografici e di fattorini interni furono prepensionati o adibiti ad altre mansioni. Il progresso e' come la pioggia: e' un bene che ci sia, ma inevitabilmente a qualcuno rompe le scatole.
Una trentina d'anni fa, l'Elaboratore Elettronico divenne il Re delle Aziende.
Dati su dati affluivano nelle sale di elaborazione, dette Centri Meccanografici, dove stuoli di impiegati li digitavano dandoli in pasto al Re Elaboratore; Lui ne ricavava statistiche, ordini, buste paga e tutti quei moduli che servivano per far girare le informazioni dentro e fuori dall'azienda. Principalmente ne ricavava statistiche, che tramite le stampanti meccanografiche venivano stampate su carta a lettura facilitata, e distribuite ad altri impiegati di altri settori dell'azienda.
La FIAT aveva decine di Elaboratori, centinaia e centinaia di stampanti, e stampava milioni di fogli a lettura facilitata: il pacco da 2.000 fogli veniva estratto dalla scatola, messo dentro la stampante meccanografica, all'uscita i fogli erano impacchettati e affidati ai fattorini per il recapito ai vari uffici.
Qui venivano letti (almeno una volta...) dagli impiegati, e poi accatastati lungo le pareti dell'ufficio, per eventuali, improbabili, future necessità; quando vennero di moda gli uffici con le pareti di vetro, questi pacchi di carta impilata erano l'ambitissimo e unico modo per avere un po' di privacy !
Ovviamente la gara di appalto per la fornitura della carta a lettura facilitata valeva un mucchio di soldi, e le tipografie combattevano all'ultimo centesimo per presentare l'offerta vincente.
Come rappresentante di una tipografia, avevo vinto le gare degli ultimi 3 anni, ma nel 1984 sentivo di non avere i prezzi adeguati per vincere. Che fare ?
Da tempo le cartiere producevano carta riciclata : era grigiastra, ruvida, porosa, ma costava poco e andava bene per farne rotoli di carta asciugamani, o carta igienica, o carta da imballaggio.
Con i tecnici della mia tipografia, convincemmo una cartiera a tingere di verdolino la carta ricilata grigia, e a ... "lisciarla", cospargendola di uno strato sottilissimo di cera; stampammo questa carta con righe azzurrine e voila', potevamo presentare una offerta di carta a lettura facilitata ad un prezzo di almeno il 30% piu' basso degli altri !
Naturalmente fui convocato immediatamente dall'Ufficio Acquisti, per fornire spiegazioni, e credo di aver fatto allora la mia migliore performance da venditore.
La presi alla larga, descrivendo i danni che il pianeta stava subendo a causa della deforestazione, descrivendo lo spreco enorme della preziosa cellulosa, fino ad arrivare all'obiettivo: questa, Signori, e' carta per stampare statistiche, fa risparmiare un bel po' di soldi, comprandola mostrerete la vostra sensibilita' ai problemi dell'ambiente.
E cosi' la Fiat compro' la Carta a Lettura Facilitata Riciclata !
I problemi, per me, cominciarono dopo le prime consegne, sottoforma di contestazioni telefoniche assai vivaci da parte degli operatori alle stampanti: la carta si strappa nelle stampanti perche' e' fragile, si accartoccia perche' e' molle, e via via crescendo, qualcuno arrivo' a dire che puzzava !
Mi precipitavo dai contestatori, con il timore di aver fatto uno sbaglio tremendo e di essere radiato dall'albo dei fornitori, e cercavo una possibile soluzione, chiedendo suggerimenti agli stessi operatori. Accadde allora un fenomeno strano: in ogni Centro Meccanografico ci fu qualche operatore geniale che escogito' un modo per far funzionare la falsariga riciclata, me lo mostro'con orgoglio affinche' diffondessi la lieta novella negli altri Centri, ed il ... gioco mi permise di portare avanti il contratto per tutto l'anno. Qualcuno scopri' che mettendo i pacchi di carta vicino ai termosifoni, l'umidita' evaporava, e la carta funzionava bene (diciamo che funzionzva meglio...) quando veniva messa nelle stampanti. Qualcuno scopri' che spruzzando acqua sul pacco la carta prendeva umidita', e quindi funzionava meglio. Un altro scopri' che alzando la stampante di mezzo metro con delle pedane la carta aveva piu' spazio per ripiegarsi dopo la stampa, e cosi' non si accartocciava. Ma la soluzione piu' geniale venne da un operatore di Cassino, il quale scopri' che la catenella degli sciacquoni poteva essere incerottata dentro la stampante in modo che sfiorasse la carta in uscita, costringendola a piegarsi a soffietto e privandola della carica elettrostatica. Geniale ! Mi affrettai a divulgare l'invenzione, e dovunque fu adottata. Credo che quell'anno la FIAT abbia dovuto sostituire una quantita'abnorme di catenelle da sciacquone, misteriosamente sparite dal loro luogo di utilizzo... Comunque, come detto, il contratto ando' a buon fine. E l'anno dopo ? L'anno dopo le centinaia di stampanti meccanografiche furono sostituite da qualche decina di velocissime stampanti laser, che non potevano assolutamente lavorare con carte riciclate, ed il numero di fogli stampati si ridusse a meno di un quinto, perche' negli uffici installarono i terminali video: niente piu' pacchi di statistiche su carta, ma schermate di dati. E centinaia di operatori dei centri meccanografici e di fattorini interni furono prepensionati o adibiti ad altre mansioni. Il progresso e' come la pioggia: e' un bene che ci sia, ma inevitabilmente a qualcuno rompe le scatole.
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