Il sole picchiava forte in quel meriggio d'estate nel cuore della Maremma, ed io a 27 anni mi sentivo il re del mondo, al volante della mia Opel Record 2000 Diesel, azzurra, con tante cromature, il cambio al volante ed un comodo divano al posto dei sedili davanti.
Quella macchina poteva arrivare anche a 135 km/ora, ma in quel momento arrancavo sulle curve in salita per arrivare a Roccastrada, con i finestrini aperti, la sigaretta in bocca, lo stetson bianco in testa e lo stomaco piacevolmente pieno.
Mangiavo sempre volentieri in quella piccola trattoria familiare a quattro o cinquecento metri di una delle infinite stradine sterrate che incrociavano la statale Aurelia, ed era difficile individuarla, malgrado la scritta sul muro davanti "qui si mangia male e si spende tanto".
Avevo posteggiato sul retro, tra una decina di altre macchine e furgoncini, mi ero lavato le mani alla fontanella e mi ero messo a sedere ad un tavolo apparecchiato sotto il pergolato, all'ombra.
Il padrone era arrivato quasi subito, reggendo in una mano un piatto con 3 o 4 fette di prosciutto al coltello ed uno spicchio di pecorino toscano, e nell'altra mano la fiaschetta del vino rosso.
Nessun saluto, ma una strizzatina d'occhio e una domanda:
- l'acqua la vuole ?
- ora no, alla fine me la porti fresca con il caffe', non mi piace allagarmi lo stomaco mentre mangio. Che c'e' oggi?
- la nonna ha fatto il cinghiale in umido
- allevato o selvatico ?
- selvatico, 140 chili, cosi' ha smesso di sciuparmi l'orto.....
Il lavoro come rappresentante di una tipografia che produceva moduli continui per calcolatori andava benissimo, e correvo su e giu' per la mia zona, tra le provincie di Lucca, Pisa, Livorno, Pistoia e Grosseto. I clienti acquisiti mi facevano propaganda per acquisirne di nuovi e avevo un gruppetto di tecnici e programmatori della Olivetti che raccomandavano il mio nome dovunque installassero una delle meravigliose Olivetti A7, un calcolatore tutto italiano che nelle piccole industrie batteva alla grande la concorrenza della IBM e dell'Honeywell.
Prendevo appuntamento, progettavo la modulistica personalizzata per ogni cliente, prendevo l'ordine e ne curavo le bozze, poi la consegna e il pagamento.
Mi aveva contattato un imprenditore di Roccastrada, vicino a Grosseto, che aveva chiesto consiglio ad un amico che era mio cliente, e cosi' avevamo fissato un incontro per quel pomeriggio.
A Grosseto andavo ogni due settimane, svegliandomi alle 5 di mattina per affrontare il traffico della statale Aurelia da Viareggio e arrivare alle 8 e mezzo fresco come una rosa.
Quella mattina avevo fatto una visita a Cipolletti, che era il responsabile informatico del consorzio agrario, e si affannava a far sopravvivere un vecchio UR IBM. Con lui si parlava camminando nello stanzone che ospitava il calcolatore, da una perforatrice di schede agli scaffali che ospitavano le matrici, dalle stampanti a catena fin dentro il cuore del mostro, pieno di fili e diodi. Cipolletti aveva sempre 4 o 5 cacciaviti nel taschino del camice, pinze pinzette e nastro isolante nelle tasche, e amava raccontare le sue silenziose battaglie con UR.... Tre giorni fa mi ha fatto.... Invece l'altro ieri.... Ieri sera invece....
Poi avevamo dato un'occhiata al magazzino delle scorte di moduli, aveva comprato qualcosa e ci eravamo salutati: ci vediamo tra un mese, amico mio.
E dopo ero andato a trovare il direttore dell'Eurovinil, bella ditta che produceva articoli di plastica, giusto per una fatturina non pagata di due mesi prima.
Per concludere la mattinata ero andato a trovare il padrone della Mabro, grande azienda che produceva abiti da uomo, piuttosto costosi. Era stato forse il mio primo cliente a Grosseto, mi aveva ordinato i moduli per le fatture, che la mia ditta consegno' in ritardo rispetto all'impegno che avevo preso. Ricordo che mi affronto' furibondo, dicendo che negli affari non si devono prendere impegni che non si possono mantenere, e che non si devono dire bugie.
Gli risposi chiedendogli se, per mettere in piedi dal niente quella sua azienda, non avesse mai raccontato bugie ai clienti, pur di portare a casa un ordine. Mi guardo' stranito, perche' non era abituato ad essere rintuzzato a casa sua, poi scoppio' a ridere e da allora potevo andare a trovarlo quando volevo, senza appuntamento. E quella mattina appunto ero andato perche' la ditta aveva inventato un tipo di blocco per copia commissioni elegante e funzionale, e volevo che lo acquistasse per i suoi venditori.
Ed eccomi a Roccastrada, puntuale alle tre, posteggio e l'imprenditore mi viene incontro a mano tesa. E' uno di quelli che si e' fatto da solo, e per prima cosa mi porta a vedere la fabbrica di camicie, i magazzini, il reparto taglio, le manovie delle donne che cuciono, e poi il finissaggio, la stiratura e la messa in scatola. Poi torniamo nel suo ufficio, che e' anche il laboratorio artistico, e finalmente entriamo nella stanza della ragioniera, con l'Olivetti A7 nuova fiammante al centro.
Ma la ragioniera ha un faccino costernato e si torce le mani, dice che ieri la macchina funzionava, poi al mattino e' venuto il tecnico per l'ultimo collaudo, e' andato via alla mezza spegnendo la macchina e ora lei da mezz'ora tenta di lanciare il programma di fatturazione ma la macchina resta immobile, come morta !
Alzo il coperchio e vedo subito il problema.
I tecnici dell'Olivetti sono dei geni dell'informatica, percio' e' normale che dopo aver fatto un collaudo si portino via il loro loop, senza rimettere al suo posto quello del cliente. Apro i cassetti, trovo i loop, scelgo quello delle fatture e lo metto al suo posto.
Voila', la macchina e' a posto, dico alla ragioniera che non si dimentichi mai di mettere i loop al loro posto prima di lanciare i programmi, e anzi di farsene mandare una scorta, perche' si rompono spesso.
Stampiamo tre o quattro fatture su carta bianca, poi le tratte, le schede cliente, il registro dare avere e quindi tiro fuori la riga speciale e quoto le distanze tra le scritture in decimi e sesti di pollice.
E' un lavoro delicato, perche' l'Olivetti fa i programmi secondo degli standard, ma ogni cliente ha le sue esigenze, pratiche ed estetiche, e quindi io faro' i progetti dei moduli, discutendo con il cliente, e poi diro' al tecnico come deve modificare i programmi.
Stavolta e' un lavoro lungo perche' l'imprenditore e' un creativo, vuole i suoi marchi sulle fatture, vuole anche una foto di Roccastrada in colore molto sfumato al centro del modulo.....
Alla fine del lavoro faccio il preventivo, mi firma l'ordine, vorrebbe che mi fermassi a cena ma declino, ormai il pomeriggio e' finito ed io ne ho di strada per tornare a casa.
E come al solito arrivero' tardi, staro' un po' in compagnia della mia giovane moglie, poi a nanna per la solita breve notte: sveglia alle 5, disegnare le bozze del camiciaio al tecnigrafo, compilare i moduli di lavorazione degli ordini presi, aggiornare le schede clienti, imbustare, lavarsi, fare colazione e ripartire, per un'altra giornata da un' altra parte della Toscana, con la mia giovane moglie che mi saluta, allora come ora, dicendo: Sprizzi Sprazzi non si arrende, dove va qualcosa vende.....
sprizzi sprazzi non si arrende mai.
RispondiEliminae siam tutti fatti cosi, pare, tra di noi :-)
Ho preso in mano una foto dove sono seduta sul cofano di quella macchina...sono tutte virate quelle foto,ma nonostante tutto è bello poter guardare ancora come eravamo!
EliminaOh ma che bella storia!
RispondiEliminaSembra davvero un altro mondo, l'era Olivetti, l'era delle macchine contabili.
Ad avercene imprese così in Italia ancora oggi!
Immagino quella Toscana davvero genuina...io l'ho vissuta per una manciata di anni e diverse decadi dopo, e posso dire che la Maremma ha ancora dei posti così, nascosti, dove vai e ti siedi sotto ad un pergolato e mangi formaggio, prosciutto e cinghiale in umido (che adoro!)
Salve signor Danilo, mancava solo lei della famiglia Vaselli tra i miei blog preferiti. Mi ero già imbattuta in queste pagine un po' di tempo fa.
Vado subito tra i suoi followers!
Elle